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In genere l’associazione tra politici ed eventi drammatici e dolorosi non incrementa il consenso soprattutto nel lungo periodo, ma Berlusconi che ha riscritto le regole del marketing politico più di una volta negli ultimi quindici anni, sembra invertire anche questa regola.

Si è caricato sulle spalle l’evento doloroso e drammatico del terremoto in Abruzzo senza pudore alcuno, esponendosi al dolore a alla sua drammatica associazione, anzi ha fatto in modo di esserne l’unico reale referente, un messaggio chiaro e preciso, “ci penso io“.

Tutto questo ha fatto apparire freddi e distaccati gli altri politici che pure hanno avuto un ruolo in questa vicenda, ma lui non si pone ne come garante né come mediatore delle istituzioni: si pone come l’uomo capace di affrontare e risolvere i problemi, l’uomo su cui contare, capace di condividere il peso dei drammi personali.
Siamo oltre la forma più raffinata di populismo, in senso tecnico, siamo oltre ogni schema di marketing politico e pubblicitario, siamo oltre. Stiamo scrivendo un nuovo paradigma, una dimensione della relazione che cambierà il modo di fare politica per i prossimi decenni, come del resto Berlusconi ha fatto incessantemente fino ad oggi.
Dobbiamo esserne lieti? E da ritenersi una conquista? Io non credo. Ma che dire? Spero che aldilà delle posizione teoriche questo possa aiutare le genti d’Abruzzo più di quelle di altre disastri che di aiuti ne hanno visti pochini.