L’agenzia Ansa ha dato notizia che venerdì finalmente avrà inizio l’udienza preliminare del processo sul fallimento HDC. dico finalmente, anche se le speranze di avere giustizia sono francamente ridotte da in sistema  ossessionato dalle ossessioni da una parte quella di Berlusconi e dall’altra  quella giudici questo è il frutto della mia esperienza diretta. Il 24 giugno di quest’anno ho pubblicato sul Clandestinoweb un articolo, che reputo ancora oggi assolutamente attuale e che oggi vi ripropongo, a saldo e stralcio del mio pensiero<< Quando nel 2003 ero a capo della HDC e mi sono trovato in conflitto con i miei soci finanziatori della Banca Popolare di Lodi e nonostante tutte le carte, i documenti e le normative fossero a mio favore, tanto da far sperare in una rapida e soddisfacente chiusura della vicenda, ho avuto modo di verificare come la paura possa condizionare Berlusconi tanto da “consigliarmi” in quel caso di non procedere nell’azione contro la BPL e di cedere alla stessa il pacchetto azionario di tutte le mie società, in virtù del fatto che negli anni che avevano preceduto la vittoria del 2001 ero stato il gestore, cioè avevo incassato, pagato, gestito i soldi delle campagne elettorali di Forza Italia, lavoro tra l’altro svolto in modo ineccepibile e con ottimi risultati. Fu questo lavoro a legittimare e gettare le basi del successo temporaneo di HDC, ma al contempo rappresentava un potenziale pericolo, che io non vedevo, ma di cui è evidente Berlusconi aveva paura.

Così dopo aver “ceduto”, il silenzio intorno a me è stato tombale, soprattutto quando la BPL non ha mantenuto nessuno dei suoi impegni. Io che ho sempre creduto, un pò ingenuamente, nella Magistratura e ho sempre ritenuto che Berlusconi esagerasse un pò, non ho esitato a denunciare la banca per estorsione contrattuale e truffa, denuncia incardinata nel processo che mi auguro che prima o poi vedrà la luce.

La vicenda, manco a dirlo e secondo me solo perchè coinvolgeva Berlusconi, mi è costata 8 giorni a San Vittore e un lunghissimo interrogatorio che sempre di più si allontanava dai fatti e dalle responsabilità oggettive che avevano determinato il dissesto dell’azienda, e sempre di più mi sono tovato nella condizione di dover spiegare ai PM e dimostrare cose per me inconcepibili, cioè che le mie aziende non erano una fonte di fianziamento illecito per le campagne elettorali di Berlusconi e che quel modello aziendale era stato creato per essere quotato in Borsa e non per costruire ingegnosi fondi neri. Ritenevo risibile che qualcuno potesse solo pensare che il rapporto tra me e Berlusconi fosse fondato sul fatto che gli passassi sotto banco dei soldi, eppure non è stato così.

Il fatto che io non avessi nomi o denunce clamorose da fare, mi ha reso debole, poco interessante, ma d’altronde nei 7 anni vissuti ad Arcore, non ho mai visto nulla di illegale e quindi il fatto che dopo di me non siano stati fatti altri arresti e che la vicenda non avesse i risvolti attesi, non ha certamente rafforzato gli anni di intercettazioni telefoniche che però hanno dilaniato la vita privata e pubblica di persone, spesso amici che magari nulla centravano con le indagini. Questo però alimentava bene l’idea preconcetta che tutto ciò che ha a che fare con Berlusconi rappresenti malaffare e intrigo, ben alimentata dai giornali come ad esempio il Corriere della Sera che in questo caso hanno agito come veri e propri amplificatori della Procura, senza mai degnarsi di sentire, nemmeno una volta quelle che erano le posizioni della difesa.

Certo, i PM devono scoprire reati, ma una persona che sta in carcere, privata della sua libertà, quanto può essere attendibile, e quanto può essere giusto chiedergli di denunciare reati? E quanti hanno la schiena dritta e non hanno mentito sulle responsabilità altrui solo per riconquistare la libertà?
Io non ho mentito nemmeno su Agostino Saccà che da direttore generale della Rai, mi affidò, dopo la vittoria di una gara, l’appalto dei dati elettorali, proiezioni ed exit, e non può essere sfuggito che l’ultimo lavoro decente in Rai è stato proprio firmato dal sottoscritto e chi ha preso il mio posto spesso si è reso ridicolo. Ma i PM queste cose non le guardano loro vanno a caccia di reati, ed in quel caso l’idea era che io avessi ottenuto il lavoro grazie a Saccà e a funzionari resi compiacenti da sollecitazioni economiche, ignorando che in quel caso era stata fatta una gara, con tanto di commissari e che è stata la prima volta che questo lavoro è stato assegnato con questo metodo, confrontando gli istituti per il rapporto qualità/prezzo e che la quantità di denaro che la Rai avrebbe speso era inferiore a quella che aveva speso nel passato affidando senza gara, sempre ai soliti, questo appalto.

Le indagini hanno poi dimostrato la trasparenza di quella vicenda e allora non dico che bisognerebbe dare un premio a Saccà perchè ha fatto risparmiare milioni di euro alla sua azienda, ed è giusto indagare su qualsiasi cosa, ma allora perchè non indagare anche sulle assegnazioni fatte in passato senza l’espletamento di nessuna gara?
Ma esisteva un pre-giudizio che nel caso di Saccà non è rimasto circoscritto solo a Milano. Immaginate cosa sarebbe successo se io avessi testimoniato nel senso in cui stavano indagando i PM per la mia libertà personale, i protagonisti sarebbero finiti nel tritacarne mediatico e forse solo dopo i tre gradi di giudizio sarebbe emersa la verità, ma sarebbe stato troppo tardi.

Quello che ho tratto dalle oltre 40 ore di interrogatorio è che i PM abbiano un’idea criminogena dei rapporti tra le persone e questo per uno come me che si è sempre fidato della giustizia e che mai in questi anni ha parlato di questa vicenda personale per rispetto delle indagini in corso, oggi chiuse e che ben prima di questa storia aveva lasciato Berlusconi perchè aveva smesso di credere in lui come leader politico, diventa un elemento di sofferenza civile e di perdita di fiducia nelle istituzion >>