Ieri a Piazza Pulita hanno mandato in onda un’intervista rubata, carpita con l’inganno a questo Giovanni Favia, che è o troppo furbo o troppo ingenuo. Io ho grande simpatia per Corrado Formigli, ma questo modo di fare informazione è un modo che reputo barbaro; per carità, come dice bene Corrado, lo fanno tutti, lo hanno fatto in altre occasioni, ha ricordato addirittura che un ministro si è dimesso per una cosa del genere, ma il gesto di registrare di nascosto ha in sé un’estetica che dal mio punto di vista prescinde dalla centralità delle notizie.

Ieri le dichiarazioni di questo Favia avrebbero dimostrato che esiste un problema di democrazia nel partito di Grillo. Ma ci siamo dimenticati che il simbolo di Grillo, 5 stelle, che è di sua proprietà porta il suo nome. Dentro quel simbolo c’è il suo nome e francamente essendo un’organizzazione legata alla sua persona non si capisce perché non debba anche arbitrariamente deciderne uso e utilizzo. Candidarsi o farsi eleggere nelle liste di 5 stelle non è obbligatorio; nel momento in cui ti avvicini accetti delle regole, attraverso quelle regole vieni eletto e non si capisce perché tu non le debba rispettare. che c’entra la democrazia?

Semmai il problema di Grillo, se vengono eletti dei rappresentanti pubblici è come agisce politicamente.

Semmai il problema è il linguaggio che utilizza.

Semmai il problema è il costante rifiuto di un confronto, l’unidirezionalismo, l’atteggiamento sprezzante verso i media che non controlla. Certo, si sono avventati su Favia e Grillo come se si fosse scoperto il misterioso arcano, una magagna inimmaginabile, anche se io ho persino avuto il dubbio che quell’operazione, da parte dello stesso Favia architettata, mi è sembrata un po’ troppo finta. E poi mi domando… se tu hai una notizia così scandalosa, importante ha senso tenerla nascosta per quattro mesi? Mi domando, il flusso dell’informazione è vincolato alle esigenze di palinsesto.

Sempre ieri a Piazza Pulita, Antonio Noto plasticamente, illustrando il trend dei dati 5 stelle ci ha spiegato che il successo di Grillo nasce da internet, ma esplode sui media. Infatti prima delle amministrative che hanno portato 5 stelle a vincere a Parma, il dato medio nazionale non arrivava all’8%; il giorno dopo si assestava al 14%.

Qual è la differenza? Qual è il fattore competitivo? La vittoria a Parma? No, ma l’eco che tutti i media hanno dato a Beppe Grillo, che è apparso agli occhi dei più, non come una visibilità cercata, anzi come una visibilità rifiutata, perché tutti parlano di Grillo, ma Grillo non parla con nessuno. E’ più un parlato, quindi l’effetto che se ne produce è di un duplicatore istantaneo. Per questa spiegazione così semplice non occorre scomodare competenze massmediologiche. Lo stesso Renzi d’altronde è stato molto chiaro. Inettitudine della classe politica. Come dargli torto?

Poi non ci dobbiamo sorprendere se, come dice D’Agostino, il mitico “grazie al cazzo” Casaleggio, tra un paio d’anni lo ritroviamo presidente del Consiglio.