Sono convinto che il sostegno di Berlusconi alle riforme costituzionali di Renzi – e il relativo accordo su un nome condiviso per il Quirinale – non possa essere un fatto estemporaneo e fine a se stesso, ma sia destinato a cambiare strutturalmente il sistema politico italiano.

IL TEMPO_INFOGRAFICA_22_01_2015_domanda_scenariNon chiedetemi i tempi esatti (non sono il Mago Otelma), ma credo che un coinvolgimento maggiore nelle scelte del governo da parte di Forza Italia sia ormai nelle cose. Se si condividono insieme le “leggi madre” e si sceglie insieme il nuovo Presidente, non si capisce perché non si debbano anche declinare, insieme, le proprie visioni sulle scelte economiche che attendono il paese. Soprattutto ora che Renzi sembra essersi scrollato di dosso il peso di una sinistra storica massimalista.

Se hai passato gran parte della legislatura a “limonare”, non puoi permetterti di presentarti di fronte agli elettori in ordine sparso. La gente non capirebbe.

Il sondaggio realizzato da Datamedia approfondisce la provocazione di ieri de “Il Tempo“, provando a definire in modo più preciso questo possibile scenario di offerta politica destrutturata e de-ideologizzata. I dati che emergono dalla ricerca sono interessanti. Il Partito del Nazareno raggiungerebbe il 44%, rispetto al 48-50% della somma attuale dei singoli partiti. Un ridimensionamento, che non mette però in discussione una primazia che genera una suggestione da Democrazia Cristiana post-bellica.

Con l’apporto di Fitto, la Lega e i Fratelli d’Italia – che oggi nei sondaggi raggiungono il 15-16% – diventerebbero il secondo partito del paese, arrivando al 21%.

Un risultato clamoroso lo otterrebbe una sinistra “ortodossa” che oggi ha in campo soltanto Vendola, che con Landini, Cofferati e Bersani arriverebbe addirittura al 20%, sottraendo voti non soltanto al Partito democratico ma anche al Movimento Cinque Stelle, che scivolerebbe al 15%.

Si tratta, per carità, ancora di un “gioco di ruolo”, ma i capisaldi della riforma – il premio di maggioranza alla lista e lo slittamento del traguardo elettorale di un paio d’anni – sono le condizioni di marketing indispensabili per dare corpo a un progetto di questo tipo. Un cambiamento così radicale dello scenario ha bisogno di tempo per dipanare la sua narrazione ed essere digerito dagli elettori. E soprattutto ha bisogno di risultati concreti di governo che, ovviamente, ancora non ci sono.

Renzi incasserebbe una solida quota di elettorato berlusconiano, probabilmente per sempre. In cambio, Berlusconi uscirebbe da questa vicenda con una fortissima legittimazione politica. Perfino Alfano potrebbe dire “ve l’avevo detto fin dall’inizio”. La sinistra ritroverebbe una sua identità forte. E la destra ripartirebbe da un soggetto politico concreto, niente affatto di testimonianza. L’unico ad uscirne con le ossa rotte sarebbe Grillo, che infatti proverà a opporsi a questo scenario fino a quando ne avrà le forze.

Articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo