“Il Pdl dovrà essere un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c’è una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perché col pensiero unico manca la libertà.

Oggi finisce An, nasce il Pdl, continua il nostro amore per l’Italia”. Lo ha dichiarato Fini sciogliendo An. Poi una stoccata alla sinistra. “La crisi non è tanto di consenso ma di idee”. Fini ha chiuso in lacrime.

La nascita del Pdl? “Non a San Babila”
Il leader del partito della Fiamma tiene anche a precisare che “il Pdl nasce da un’alleanza di base, tra gli elettori. Qualcuno dice che è nato il 12 dicembre in piazza San Giovanni, altri con le elezioni del 13 aprile. Di certo non è nato sul predellino di Piazza San Babila. Quel giorno, invece, Berlusconi ha avuto la capacità, nel momento di massimo scontro con AN, di rilanciare. Ma il Pdl nasce dalla lunga fase di gestazione degli ultimi 15 anni’

“La laicità delle istituzioni è un valore”
Dal palco di Roma Fini spiega che “laicità che non può in alcun modo significare negare il magistero della Chiesa e, men che meno, la dimensione dell’aspetto religioso. Laicità delle istituzioni significa netta separazione e non soltanto, come ha detto giustamente Berlusconi, nessun tipo di collateralismo, ma soprattutto affermazione chiara ed esplicita del confine che deve separare la sfera privata rispetto a quella religiosa. Uno Stato è autenticamente laico nel momento in cui riconosce il valore della religione, ma lo colloca all’interno di scelte che sono di tipo individuale e personale; non possono essere scelte di tipo collettivo”.
Il ruolo del Parlamento e il manovratore

Fini, quindi indossa i panni istituzionali del presidente della Camera e affronta il tema delle riforme perché “il nostro sistema istituzionale è superato”, occorre che la legislatura sia ”costituente”. Ma a una condizione: la riforma non può prevedere un Parlamento al quale si chieda di ”non disturbare il manovratore”. Ci dovranno essere ”magari meno leggi, ma ci dovrà essere più controllo”. Auspicata la riforma del bicameralismo perfetto.