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A meno di quattro settimane dal voto, il centro destra non se la passa per nulla bene. E il governo in un mese cala di 5 punti percentuali, finendo per la prima volta dall’inizio della legislatura sotto quota 50%, per la precisione al 49%. Tre punti li perde anche il premier, sceso nell’ultima settimana al 58%. A non godere di buona salute c’è anche il Pdl. Il partito architrave del governo è ulteriormente calato dell’1,1% e oggi collocato a quota 36,5%.

La perdita di consensi dei popolari, finisce prevalentemente nell’area del non voto: la Lega appare stabile, lo stesso vale per l’Udc.

L’opposizione nel suo complesso non cresce e si segnalano soltanto alcuni aggiustamenti con modesti incrementi per Idv, Pd e sinistra e Libertà. Siamo sempre alle solite: il consenso per maggioranza e governo, quando cala, va ad ingrossare le file degli indecisi, degli scontenti e del non voto.

Molto raramente si trasferisce sull’opposizione che, infatti, resta ferma al 33%. Ma ciascuno ha i suoi grattacapi e le forze politiche, a 26 giorni dall’apertura dei seggi, devono misurarsi con la presentazione delle liste.

O, come sarebbe più corretto, con l’esclusione delle liste. Già, perché dopo il clamoroso fuori gioco della lista Pdl nella provincia di Roma, si registra un caso analogo in Lombardia

La lista Per la Lombardia di Roberto Formigoni non è stata ammessa alle elezioni regioni per invalidità di 514 firme. Lo ha deciso la Corte di appello di Milano accogliendo il ricorso presentato dalla lista Bonino?Pannella. I radicali hanno presentato lo stesso ricorso anche contro la lista Penati Presidente, che appoggia il candidato del Pd, per insufficienza delle firme dei sottoscrittori, ma il ricorso non è stato accolto dalla Corte d’appello.

I giudici della Corte d’appello di Milano dopo un controllo formale delle firme (l’unico consentito in questa sede) ha ritenuto «fondate» le «doglianze» contenute nel ricorso dei radicali.

Le firme risultate non conformi sono state 514 sulle 3.935 presentate. Questo comporta che le firme valide sono 3.421, un numero inferiore da quello previsto dalla legge la quale impone che le firme siano non meno di 3.500 e non più di 5 mila.

In particolare le irregolarità riguardano la «mancanza di timbri sui moduli», mancanza di data dell’autenticazione e «mancanza del luogo dell’autenticazione. Non sembra particolarmente preoccupato dalla non ammissione della lista Per la Lombardia il capogruppo del Pdl al parlamento europeo e responsabile della campagna elettorale di Roberto Formigoni, l’onorevole Mario Mauro: «Nessun problema, le firme valide che abbiamo presentato sono più che sufficienti.

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