Da Clandestinoweb – Marco Silvio Scalambra un paio di giorni orsono è stato scarcerato, alla chetichella, in seguito all’applicazione della sentenza 57 della Corte Costituzionale che ha eliminato gli automatismi di presunzione di pericolosità sociale legati alla semplice imputazione per mafia.

Secondo l’accusa era il medico, “esperto in balli latini”, che proponeva i voti di ‘ndrangheta in cambio di soldi a un candidato di una lista civica collegata alla Lega Nord durante le elezioni comunali del 2011 in Lombardia per il comune di Rho.

Così mentre i pm milanesi avrebbero tendenzialmente tenuto dentro tutti e 18 gli imputati in attesa del processo di primo grado che inizierà il 17 luglio con la formula del giudizio immediato, cioè con il materiale raccolto allo stato degli atti e senza ulteriori approfondimenti di indagine, la sentenza del giudice costituzionale Lattanzi ha aperto più di una crepa nelle pretese punitive pre processuali della pubblica accusa. Ed è verosimile che anche altri imputati adiranno la Corte Costituzionale per tutelare la propria posizione.

Nell’inchiesta del procuratore Ilda Boccassini che ha portato dietro le sbarre l’ex assessore regionale alla casa, della Regione Lombardia della ex giunta Formigoni,  Domenico Zambetti la posizione di Scalambra è tutt’altro che secondaria. I giornali dell’11 ottobre 2012, il giorno dopo l’arresto, lo indicavano come colui che tentò di vendere 300 voti a Marco Tizzoni, candidato della Lega in una lista civica. Tizzoni passò da eroe per avere rifiutato quei soldi e per non essere stato eletto proprio per 380 preferenze che gli vennero a mancare. In alcune intercettazioni Scalambra parlando con il presunto boss Costantino, che conosceva evidentemente bene, scherniva Tizzoni facendo notare che con i suoi voti sarebbe stato eletto. Scalambra, in ogni caso, da due è agli arresti domiciliari.