26 mag. – di Gianmario Mariniello – L’opinione pubblica e il buon senso esistono ancora, in Italia. E la politica – per fortuna – sa tenerne ancora conto. Questa è la prima buona notizia che proviene dall’accidentato iter del ddl intercettazioni in Parlamento. Dopo alcune forzature, finalmente il Ministro Alfano ammette la necessità di rivedere due aspetti fondamentali del testo approvato alle 3 di ieri notte in Commissione Giustizia del Senato. Stop alla pubblicazione delle lenzuolate di intercettazioni, ma s al riassunto. E nessuna maximulta agli editori. Il diritto di cronaca è salvo. Il diritto degli italiani di conoscere (per deliberare), pure. Insomma, sti “finiani” serviranno pure a qualcosa.

La giustezza della nostra posizione, poi condivisa da tutta la maggioranza, è confermata ex post anche da un sondaggio Crespi ricerche in esclusiva per Generazione Italia.

Il ddl intercettazioni non è ritenuto prioritario dal 52,4% degli italiani e quasi sei elettori su dieci si dicono contrari al ddl così come approvato stanotte in Commissione Giustizia. Sia chiaro, per gli italiani (quasi il 70%), non è a rischio la libertà d’informazione nel nostro Paese, ma la cosiddetta “legge bavaglio” non piace.

Capitolo crisi. Gli italiani sono preoccupatissimi, specialmente per il quadro internazionale. Si tratta di percentuali che superano l’80%. La manovra Tremonti da 24 miliardi di euro viene ritenuta utile solo da un elettore su due e il 60% degli elettori crede che tale intervento correttivo non sarà equo. Si avverte un pizzico di sfiducia. Il dato interessante – specialmente per chi esorcizza interventi da “macelleria sociale” – è che in realtà gli italiani desiderano (il 60%) più tagli. Chi lo avrebbe mai detto? Questa è una novità politica da evidenziare.

Per il resto il nostro osservatorio sulle dinamiche interne al Pdl rivela percentuali costanti sul gradimento di Fini e Berlusconi, il primo maggioritario nella totalità dell’etlettorato, il secodo più popolare nel Pdl.

Da notare anche un incremento dell’ipotetico partito di Fini, dato tra il 9 e l’11%. Mentre più di un italiano su due nemmeno conosce l’ipotesi del “Partito della Nazione” lanciata da Casini. evidente come in questo momento, per i cittadini e la politica, le priorità siano altre.

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