angelino alfano

Chi organizza convention aziendali e di partito sa che ci sono cose che vanno evitate perché ormai “abusate”. Tra queste c’è quella magistralmente ricordata e interpretata da Al Pacino in “Ogni maledetta domenica” (“Any given sunday”). Ovverosia il discorso “su una questione di centimetri” e “o vinciamo come squadra o saremo annientati come individui”.

Questo tipo di retorica rappresenta ormai un tabù che fa scivolare nel ridicolo chi torna ad avventurarcisi. Io credo di averla usata una decina di volte nei più diversi settori merceologici, fino all’esaurimento.

Ho temuto di vedere anche il discorso di platea del film “300”, ma questa Angelino Alfano ce la ha risparmiata. Allora è chiaro che la fretta ha giocato brutti scherzi, e solo la benevolenza della stampa ha salvato dai lazzi il debutto del nuovo partito del centrodestra.

Scenografia pessima, francamente senza focus, senza un’idea portante, senza niente che si faccia ricordare… la traccia musicale banale, più che pop, almeno nella sua selezione sicuramente scontata. Complessivamente niente di nuovo, anzi, una specie di puzzle di cose già viste e sentite che ci vengono consegnate con una voce stonata e poco amalgamata.

La direzione della performance è stata inesistente e priva di personalità. Angelino Alfano si è presentato poi con un discorso posto lì con il tono del trionfo, assolutamente fuori sintonia e fuori luogo al netto dei risultati. Magari potrebbe fare un salto da Gianni Cuperlo che da oggi avrà un po’ di tempo libero e che potrebbe fargli un corso apposito. Almeno per infarcire il suo parlare e per farlo diventare capace di uscire dalle metafore nautiche e calcistiche che caratterizzano la narrazione di Alfano e che lo rendono stonato e a tratti fastidioso.

Postura semi-rigida, mimica facciale semi vitrea, inespressiva. Nessuna capacità di seduzione, nessun fascino espositivo, nessuna capacità di entusiasmare o di trascinare. Funzionale, al massimo. Svolge il suo compitino ordinato e in modo essenziale. Il leader Alfano è da rifondare, è vecchio, con una rappresentazione banalizzante e respingente.

Urge un corso di metacomunicazione.

In termini di contenuti, poi, quasi un disastro: debole e contraddittorio. Il contratto con il governo non regge al confronto con il “contratto con gli italiani” ma addirittura lo evoca senza esorcizzarlo. Le ragioni della permanenza nel Governo e della rottura con Forza Italia non appaiono convincenti. C’è anche il sentore che “non ce la dica tutta”. I ragionamenti sono basici senza nessuna incursione che vada oltre.

Ora, Angelino Alfano è stato un eterno numero due e, per molto tempo, un cantore del coro. E da solista appare solo e soverchiato, addirittura, da chi lo ha presentato. Infatti, Maurizio Lupi è apparso per formazione ed espressione più ricco e completo dello stesso Alfano e non si capisce perché non fosse lui a incarnare la leadership e a spiegare il senso del Nuovo Centrodestra.

Tra nomi scelti senza verifica, marchi scopiazzati e quant’altro, Ncd parte con il piede sbagliato: nei tempi, nei modi, nello stile. Forse perché da quelle parti c’è gente che è convinta che la comunicazione sia un male necessario. Una pratica problematica da fare gestire dalla segretaria di turno, un’estensione dell’ufficio stampa. E invece la comunicazione, e oggi lo capirà anche Cuperlo, fa parte dei processi democratici e dei “doveri” di un leader politico. Il dovere di farsi capire, per ottenere consenso. Il cui uso attiene alle responsabilità di chi questo consenso lo chiede e lo ottiene.

Il Nuovo Centrodestra questa volta non esprime niente di nuovo, magari sarà per la prossima volta, il nuovo ha bisogno di tempo, che non sia troppo altrimenti non è più nuovo.