Qual è il compito di Mario Balotelli? Quello di “metterla dentro”, e per questo dovrebbe esprimersi in campo. La sua rappresentazione dovrebbe essere il gesto atletico, invece, scrive, parla, esprime opinioni e la tragedia è che molti nostri giovani parlano e discutono quello che lui dice. La responsabilità di essere un “modello” dovrebbe fargli adottare un comportamento più simile a quello che fu di Zoff o di Moser, gente che metteva in scena il sacrificio silenzioso e la fatica come prezzo del successo.

Per Balotelli, invece, tutto risulta facile, naturale, semplice. Da una parte c’è il diritto di parola che non può essere negato a nessuno, e dall’altra anche il giudizio sulla parola; quindi la prima cosa che consigliamo allo staff di Balotelli è di inibirgli l’accesso ai social network. Perché è chiaro che il ragazzo, immaturo, quando ha un rodimento, scrive cazzate sui social, di cui poi si pente, che però assumono una dimensione pubblica ed entrano nel dibattito civile, o incivile, tant’è che ne sto parlando anche io.

Quindi primo: sequestrargli i social.

Secondo: rendersi conto che le cose che dice hanno un peso, un valore, non solo le cazzate di un ragazzino immaturo che tira calcia a un pallone e quando si esprime sulla camorra, come ha fatto ieri, offende chi la camorra quotidianamente la combatte su quei territori in silenzio, cioè i cittadini onesti, le forze dell’ordine, le istituzioni, che cercano quotidianamente – per carità non tutte – di anteporre un modello alternativo, un modello culturale, e finanche economico, differente da quello camorrista.

Per carità, non mi iscrivo all’anticamorra di professione e non sono tra quelli che non criticano Balotelli solo per paura di essere chiamato razzista, ma certe parole vanno pesate, misurate. Soprattutto in un territorio dove la camorra ha ancora – devo dire sempre meno – una adesione da parte della gente che è insopportabile e che si sta rompendo solo, forse, dopo la vicenda dei veleni con i quali proprio la criminalità organizzata ha devastato il territorio.

Bene, in un momento così delicato dire cazzate è insopportabile. Come è insopportabile immaginare che tutto quello che sta nelle istituzioni sia corrotto, che tutto quello che sta nella magistratura o nelle forze dell’ordine sia piegato a interessi di parte. Su una vicenda come la camorra non schierarsi non è un’opzione. Non schierarsi significa essere complici. Non vedere la differenza nelle istituzioni nelle forze dell’ordine nella magistratura significa essere complici.

Bisogna misurare la differenza, e la differenza la fanno gli uomini. Balotelli, che un uomo ancora non lo è, pensi a fare la differenza in campo. Perché altrimenti si unisce al coro troppo vociante di chi giudica, di chi parla, di chi sparla, di chi ti annichilisce senza approfondire, senza studiare. Si unisce a quell’enorme e devastante rumore di fondo che esprime solo indignazione senza essere mai capaci di vedere quello che di buono c’è nelle cose, senza mai distinguere soprattutto senza mai capire.