Nell’elettorato di centrodestra, che è in grande movimento e sta vivendo una fase di forte destabilizzazione, esisono posizioni molto marcate; sulla questione della Libia una parte avrebbe voluto che il nostro governo fosse un governo alla francese, che fosse stato il primo a intervenire, che imponesse il proprio ruolo dovuto alla condizione geografica; un’altra parte, invece, una componente più o meno omogenea in termini di misura, si allinea su una posizione non pacifista, ma più pragmatica; è la posizione legata un po’ alla Germania. Entrambe sono ben rappresentate anche dalla stampa di centrodestra, da Libero, il Giornale e da Il Tempo.
Questa situazione fa si’ che ognuno pensi alle elezioni amministrative, soprattutto visti i risultati in Francia e in Germania, tenendo conto del fatto che, sullo scenario politico della ‘guerra del consenso’, non ha pesato solo la questione libica, ma anche la questione del nucleare. Ad esempio, in Germania l’effetto del nucleare si è fatto sentire molto di piu’ e abbiamo assistito al raddoppio dei Verdi. Anche Sarkozy, in Francia, ha perso e se la gioca con la figlia di Le Pen, mentre i socialisti sono decollati.
Gli italiani sono estremamente in difficolta’ rispetto al rapporto con il governo, che fa fatica a interpreatre il consenso dell’opinione pubblica. L’approccio che c’è stato a questa guerra non mette d’accordo nessuno, ed è un fatto inusuale per Berlusconi che di solito riesce bene a generare consenso. C’è un problema di perdita di credibilità delle cancellerie in termini globali, che sta minando la fiducia degli elettori e il modello stesso di democrazia.