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Tutto è cominciato con l’archiviazione di Umberto Bossi, umiliato da Matteo Salvini. Ma l’impressione è che sia stata l’intera Lega Nord ad essere archiviata. Salvini non sembra un erede capace di rinverdire il “sole delle alpi”, semmai un coltivatore diretto di egoismi e piccoli odi superati dalla storia.

Poi Angelino Alfano, con il suo partito del “copia e incolla” che non riesce neppure a conquistare il taglio basso della prima pagina di Repubblica. Un fatto che mette in evidenza tutta la debolezza di un progetto asfittico e tardivo.

Poi Silvio Berlusconi: un’ora e mezza senza novità. Mette in scena se stesso, il meglio di se stesso. E lancia Marcello Fiori. Che mobilità… tanta gente pronta per controllare i seggi e accompagnare i cagnolini a fare pipì.

Il weekend finisce con lo tsunami Matteo Renzi, che spazza via senza pietà un’intera classe dirigente, portando in dote quasi due milioni di voti.

Analisti e commentatori, increduli, non sapevano cosa dire. Stentavano a capire.

Tutto cambia con una rapidità incredibile, dopo un periodo di stasi che è parso interminabile per lunghezza e intensità. Ora, ci spiegheranno cosa non hanno capito.

La notte passata è di quelle che non avranno fatto dormire molti dei protagonisti di questi ultimi anni. Non ha dormito bene Giorgio Napolitano, che ha riempito gli altrui vuoti con errori che consegneranno alla storia il suo secondo mandato come il più pasticciato di sempre. Non ha dormito bene Enrico Letta, che temeva la lettera di sfratto. Come è stata agitata la notte di Alfano, che si aspettava un monumento equestre da salvatore della patria e si sveglia senza cavallo.

Ma anche la notte di Berlusconi non è stata tranquilla. L’uomo sa che non potrà contendere la premiership a Renzi e che questa vittoria lo obbliga a scelte diverse: lo costringe ad usare le palle di cannone non certo i “fiori”. Anche Grillo si è addormentato tardi. I milioni che hanno scelto Renzi lo consegnano ad una posizione che deve trovare uno sbocco nuovo. Perché l’onda nuova rischia di fargli scomparire il terreno da sotto i piedi.

Quando Veltroni al Lingotto lanciò il Pd, costrinse Berlusconi a cambiare strategia con il Pdl. La politica è sempre un gioco di specchi. Fino ad oggi è stato un gioco al ribasso, ma ieri si è invertita la tendenza.

Renzi ha poco tempo per non deludere – la gente avrà poca pazienza – ma gli altri di tempo ne hanno ancora meno. Ora conta chi gioca, chi vale, chi ha veramente qualcosa da dire. Contano il talento le competenze, conta chi può fare la differenza. Ogni singolo uomo e ogni singola donna possono essere decisivi, perché adesso il gioco si fa durissimo. I dilettanti cederanno il passo ai professionisti, gli opportunisti agli altruisti, i cinici agli idealisti, i corrotti agli onesti, i leccaculo ai guerrieri e le lingue foderate alle penne affilate. Chi non lo capisce ora, subito, non arriverà al nuovo anno, perché il rancore e la rabbia saranno solo per lui.

Il momento è stupendo. E io mi sto preparando. È questa la novità.