Il caso di Ambrogio, detenuto nel Carcere di Opera da 99 giorni continua ad essere trattato sui quotidiani nazionali. In un nuovo articolo pubblicato da Il Giornale, Luca Fazzo riporta le parole di Eugenio Costantino che scagiona completamente mio fratello.

Zambetti fu imbrogliato da un finto boss

I verbali di Costantino sulla raccolta di voti di ’ndrangheta per l’ex assessore arrestato: «Millanto fin da ragazzo»

Di Luca Fazzo

«Ho iniziato all’età di sedici anni a millantare su tutta la mia vita. Il motivo non glielo so dire. Non ero contento della mia vita e mi sono creato una identità parallela. Dicevo di essere un commercialista, avvocato, architetto, ingegnere. È qualcosa di insito nella mia natura. Nell’ultimo periodo mi sono vantato di essere ’ndranghetista».

Per la Procura di Milano, Eugenio Costantino – calabrese, cinquantun anni – è il tassello che mancava: l’uomo di collegamento tra la ’ndrangheta e la politica, il mafioso in grado di convogliare i voti controllati dai clan a favore di questo o quel candidato. Per avere comprato da lui i voti della ’ndrangheta è in carcere da tre mesi l’ex assessore Domenico Zambetti. Con l’accusa di avere procacciato a Zambetti centinaia di voti «sporchi» è in galera Ambrogio Crespi, il fratello del sondaggista Luigi. È la quadratura del cerchio mafia-politica al Nord.

Ma, interrogato poco prima di Natale dal pm Giuseppe D’Amico, Costantino getta una luce diversa su tutta la faccenda.

Su se stesso: che descrive come un cialtrone abituato a campare di espedienti e a farsi mantenere dalle sue donne. Sui rapporti con i padrini, di cui si vantava nelle intercettazioni: ma citando a casaccio i nomi che leggeva su internet e sui giornali, per darsi arie da boss. Sui voti rastrellati: poche manciate qua e là, quelli degli amici o della portinaia.

Sul ruolo di Ambrogio Crespi, che non ha mai mosso un dito e portato un voto. E dalla fine ricostruisce i rapporti con Zambetti e con la politica come una sorta di truffa o di estorsione in grande stile. Dove di vero c’è la disponibilità del politico a scendere a patti. Ma di voti che arrivano davvero a destinazione ce ne sono ben pochi.

Come per altro un tecnico insospettabile come Roberto D’Alimonte ha certificato analizzando i flussi elettorali di Zambetti.

MALAVITOSO IMMAGINARIO

«Mi presentavo come inserito in ambienti della criminalità calabrese perché nel 2005-2006 quando abbiamo aperto il primo negozio “Compro oro” avevo ricevuto minacce da parte di alcuni gruppi che mi hanno offerto protezione in cambio di denaro. Avendo ricevuto queste minacce mi sono inventato un ruolo criminale usando il mio luogo di nascita».

I VOTI PER ZAMBETTI

«Parlai con Zambetti di come avevamo pensato di impostare la sua campagna elettorale. Gli dissi che avevo molte amicizie e che gli avrei potuto procurare un numero consistente di voti. Ho esagerato anche in questo caso dicendogli che avevo molti amici imprenditori, professionisti, commercianti, medici e chi più ne ha più ne metta».

IL CAPOBASTONE

Costantino ammette di avere coinvolto nella raccolta di voti PinoD’Agostino, presunto boss calabrese che conosceva come agente immobiliare: ma neanche D’Agostino sembra controllare molti consensi. «Per cercar di raccogliere voti per Zambetti, D’Agostino mi portò presso un orologiaio in viale Corsica che gli promise re voti (…) mi sono reso conto che le persone presentatemi da D’Agostino non erano in grado di procurare voti. Tanto che mi sono defilato».

CRESPI? TUTTO INVENTATO

In una intercettazione, Costantino racconta che Ambrogio Crespi avrebbe consigliato su Zambetti i voti di interi condomini.

«Dato che ormai Zambetti era stato eletto, a cose fatte mi davo una certa importanza. La storia dei voti procurati da Crespi Ambrogio a Zambetti me la sono inventata di sana pianta. È il mio modo di essere, io mi vanto con tutti, con mio padre, con il mio migliore amico. Sono fatto così.

Ho inventato la storia dei napoletani e dei capi condomini conosciuti da Crespi Ambrogio.

D’altra parte questa storia io l’avevo raccontata anche all’assessore Zambetti».

IL BOSS PRESO DAL WEB

Perché, chiede il pm, parla di voti raccolti dalla «famiglia Barbaro»? «Le notizie sui Barbaro le ho ricavate su internet. Non ho mai conosciuto nessun appartenente a questa famiglia. Erano mie invenzioni».

MAI SOLDI SONO VERI

L’unica cosa vera sono i 40mila euro che alla fine Zambetti versa a D’Agostino. «La prima ipotesi è che D’Agostino abbia effettivamente procurato un numero congruo di voti, e Zambetti se ne sia reso conto o lo abbia immaginato.

La seconda ipotesi è che per liberarsi di D’Agostino si sia convinto che la soluzione migliore era pagare una cifra simbolica».

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