Ho iniziato lo sciopero della fame per mio fratello Ambrogio Crespi, ingiustamente accusato e incarcerato ad Opera, lo scorso 12 novembre. Dopo mesi di prigionia, il 10 di gennaio a circa 60 giorni di sciopero della fame ho deciso di unirvi anche quello della sete. Il motivo era legato a un appello fatto all’accusatore di mio fratello, il pm D’Amico, in occasione della scadenza dei tre mesi che avrebbero dovuto permettere di chiudere le indagini e di andare al processo. Un processo che noi desideriamo e che attendiamo per dimostrare l’estraneità di mio fratello.

Abbiamo saputo che il Pm non ha ancora raccolto tutte le informazioni e non ha chiuso le indagini. Entro la fine del mese dovrà prendere una decisione. In quell’occasione ricomincerò il mio sciopero della sete, uno sciopero della sete che non è permanente, ma viene fissato nei momenti chiave per cercare di aumentare la visibilità di questo caso che come ha sottolineato Marco Pannella ha troppe similitudini con quello di Enzo Tortora.

Di Ambrogio Crespi ce ne sono tanti.

La mia decisione di intraprendere lo sciopero della sete ha preoccupato Lior Angelovici ed Helene Pacitto, la moglie di Ambrogio. Per questo è nata la decisione di avviare uno sciopero della fame di massa a sostegno di Ambrogio e per chiedere che io smettessi lo sciopero della sete.

Più di 150 persone in sciopero della fame, di queste, molte che io non conosco. Lior si unisce a me nello sciopero della fame a oltranza.

E’ una cosa che mi riempie di gioia e mi rimette in una condizione di gratitudine.

Per questo grazie.

Continuerò il mio sciopero della sete ancora oggi, perché da ieri il gruppo dirigente del Partito Radicale, insieme a Marco Pannella, è in sciopero della fame e della sete totale per chiedere che venga ripristinata la legalità per il nostro paese. Mi è sembrato giusto continuare assieme a loro questa battaglia.

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