Sul Giornale d’Italia Federico Colosimo dedica un articolo ad Ambrogio dal titolo “Le stranezze del caso Crespi” che riporto integralmente.

“Concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, voto di scambio. Con queste accuse, Ambrogio Crespi – fratello di Luigi (sondaggista prima di Berlusconi e poi di Alemanno) – è stato arrestato il 10 ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta sui voti di scambio con la ‘ndrangheta che ha portato in carcere, tra gli altri, anche l’assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti.

Secondo i magistrati, Crespi avrebbe trattato con le cosche mafiose “nella consapevolezza di farlo” e avrebbe raccolto 2500 preferenze proprio in favore di Zambetti. E’ stato portato in carcere, a Opera (Milano). Rinchiuso nel reparto di isolamento, dopo tre giorni è stato interrogato dal pm Giuseppe D’Amico. Sul tavolo c’erano le parole del pentito Luigi Cicalese che lo legano a un boss importante come Giuseppe Onorato. “Mai conosciuto”, è stata la risposta. Smentita anche l’amicizia con Renato Vallanzasca. “Crespi – dice l’avvocato Marcello Elia – non è mai andato a cena con Vallanzasca”. Come sempre si fa, argomenti non inerenti alla vicenda.

Finalmente si arriva al nocciolo della questione: i 2500 voti procacciati a favore dell’assessore lombardo. “Crespi – spiega il suo legale – non ha mai conosciuto Zambetti”.

Tanto è vero che nel 2006 si candidò per il comune di Milano, facendo campagna elettorale e incassò poco più di mille voti. Alla luce del risultato di quelle elezioni non si capisce come, nel 2010, abbia potuto raccogliere oltre il doppio dei voti, per di più senza impegnarsi direttamente. E’ questo quello che i difensori – Marcello Elia e Giuseppe Rossodivita – non riescono a spiegarsi. Sempre secondo la difesa, “Mr Blog” – così viene soprannominato – nel 2007 si trasferì definitivamente a Roma, “perché impegnato in molte attività con politici e ministri”.

Il 29 ottobre, il Tribunale del Riesame di Milano, dopo essersi riservato sulla richiesta di scarcerazione, ha rigettato l’istanza. I giudici, nell’ordinanza, sostengono che “Crespi era l’uomo che il sodalizio criminale contattava puntualmente in occasione delle consultazioni elettorali su Milano e provincia”.

“E’ incredibile – afferma il fratello – Nell’ordinanza sono scritte cose assolutamente false. A Baggio (frazione di Milano), quartiere di riferimento di Ambrogio nella campagna elettorale, Zambetti ottenne 84 voti. I magistrati invece sostengono che ci sia stato il picco. Questo non è tollerabile. Abbiamo prodotto le prove”.

La realtà dei fatti è che, al momento, su Ambrogio Crespi, la Procura ha in mano poco e niente. L’unica telefonata contestata, è quella dell’8 maggio del 2011, in periodo di elezioni, con Alessandro Gugliotta, presunto ‘ndranghetista. Dalla conversazione emerge anche chiaramente che, a Gugliotta, che chiede aiuto per la candidata Sara Giudice (l’anti Minetti), Ambrogio risponde parlando in virtù della sua professione, quindi facendo riferimento esclusivamente a una campagna elettorale. “Dalla trascrizione integrale – spiega l’avvocato Rossodivita – si evince anche come la ricostruzione degli investigatori non sia corretta dal momento che Ambrogio più volte chiede di essere chiamato dalla candidata facendo riferimento a una situazione complessa, riferendosi ancora una volta ai tempi troppo ridotti per poter organizzare una campagna elettorale”.

Ma Crespi è in carcere. E per il momento ci resterà.

L’impressione, in questa vicenda, è che l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, sia estremamente fragile. E la carcerazione preventiva usata, come al solito, per ottenere elementi di accusa contro qualcun altro. E sarebbe bene, se la Procura tenesse conto di quanto stabilito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (che fanno, come noto, giurisprudenza): il concorso esterno è configurabile. “Ma solo in ipotesi in cui si pongono in essere condotte utili per consentire all’associazione di uscire da situazioni particolari”. E non sembra questo il caso”.