Ieri c’è stata l’udienza del Tribunale del Riesame sul caso di Ambrogio. Siamo ancora in attesa di avere notizie sulla sentenza che al più tardi dovrebbe arrivare lunedì. Intanto, intervistato da Clandestinoweb, uno dei nostri legali, Marcello Elia, ha parlato dell’udienza e del ruolo di Ambrogio.

Avvocato, giovedì c’è stato il riesame. Che idea si è fatto dell’udienza?

E’ stata un’esperienza nuova, per certi aspetti. In diversi anni di carriera non avevo mai visto al Riesame, un pubblico ministero argomentare per un’ora e mezza, due ore, tesi, narrazioni, suggestive certamente, ma irrilevanti rispetto al tema di accusa che è rimasto quindi sullo sfondo, lontanissimo da quella gravità indiziaria che possa giustificare una carcerazione preventiva, soprattutto se parliamo di una persona incensurata, come Ambrogio.

Quindi il pm ha insistito sulle sue tesi?

Sì, ha insistito portando anche nuovi elementi come la testimonianza di Cecchi Gori, sentito 24 ore prima dell’udienza, che alla fine ammette di non conoscere Ambrogio Crespi, e che quindi si è rivelata un autentico autogol, a mio modo di vedere.

E allora?

Allora, abbiamo da 15 giorni ormai in carcere Ambrogio Crespi, con l’accusa di essere collettore di voti, accusa che crediamo di avere smontato da tutti i punti di vista. Non solo perché Crespi non conosce Zambetti e alcuni degli altri imputati principali dell’inchiesta, ma soprattutto perché nelle carte non troverete mai nessuna conferma certa di questa funzione, così come del resto è giusto e naturale che sia.

Quindi si tratta di un’indagine un po’ fragile…

Guardi, l’indagine complessivamente ha una sua compattezza, una sua logica, una sua coerenza, un suo percorso che dovrà dipanarsi nei tribunali. Quello che non regge non è l’indagine nel suo complesso, quello che non regge, ed è opinione ormai diffusa, è la posizione di Crespi che non vorrei, vista la notorietà e l’attività dello stesso, si erigesse a paradigma. Guai se qualcuno pensasse che la giusta scarcerazione e l’uscita dall’inchiesta di Ambrogio Crespi possa in qualche modo generare contraccolpi in un’indagine che, in fondo, non avrebbe mai dovuto riguardarlo. Quindi siamo ottimisti non per consuetudine, ma perché siamo profondamente convinti che chiunque giudichi i fatti e li metta nell’unica sequenza credibile, non possa che restituire Crespi ai suoi affetti, ai suoi cari, al suo lavoro e alla sua vita.