Di Helene Pacitto – In un’intervista a Radio Carcere, la rubrica speciale di Radio Radicale condotta da Riccardo Arena, ho raccontato le conseguenze che ho subito, insieme alla mia famiglia, a causa delle falsità pubblicate dai giornali a seguito dell’arresto di mio marito, Ambrogio Crespi.

Ho ricordato che le prime 48 ore sono state devastanti, in quanto abbiamo avuto difficoltà a reperire l’ordinanza di arresto. Io avevo letto qualcosa la mattina del 10 ottobre ma ero troppo sotto shock per ricordare quello che c’era scritto. Poi sui giornali leggevamo capi di accusa che ci lasciavano senza parole: si parlava di corruzione, minacce, estorsione. Tra l’altro nessuno di questi capi di accusa è imputato ad Ambrogio! Abbiamo avuto un attimo di smarrimento, non sapevamo da dove cominciare a riordinare questo puzzle. Ma poi abbiamo alzato la testa e ci siamo dati da fare.

Rispondendo a una domanda di Arena, che mi ha chiesto come vive una moglie dopo l’arresto del marito e i titoloni sparati sui giornali, ho poi risposto che sono state ore dure, anche perché io e Ambrogio abbiamo un bambino piccolo e per questo ho temuto di non farcela da sola. Noi però siamo una famiglia unita e anche questa unione ci ha aiutato tanto ad affrontare il problema. Ti crolla il mondo addosso, poi qualche amico si dilegua… anche se con il senno del poi, ti rendi conto che forse tanto amici non erano. Ma quelli veri, quelli che ti vogliono bene rimangono!

Ritornando sul tema della cattiva informazione, ho insistito sul fatto che certi giornali hanno solo sentenziato e esposto dei fatti che come unica fonte avevano la loro immaginazione. Non si può scrivere tanto per scrivere, per fare rumore mediatico. Questa è una cosa gravissima. La disinformazione può raderti al suolo, può crearti terra bruciata attorno, lasciarti nel deserto totale.

Nel mio caso, le assurdità che ho letto sui giornali però non mi hanno assolutamente toccato. Conosco bene mio marito e sono orgogliosa di essere sua moglie. Ho subito ritenuto che quanto gridato dai giornali fosse ridicolo oltre che esagerato e a pensarlo non sono stata solo io ma anche tanti amici e tante persone che neanche conoscevo e che mi hanno fatto cerchio intorno e mi hanno sostenuta.

Insieme a me e alla mia famiglia oggi ci sono centinaia di persone che si sono unite al grido “AMBROGIO LIBERO SUBITO”, chi conosce Ambrogio sa che è improbabile quello di cui è indagato, ma chi non lo conosce, leggendo le carte che abbiamo subito messo online sul sito www.ambrogiocrespi.it, si è reso immediatamente conto delle assurdità contestateci e dell’assoluta innocenza di mio marito, unendosi alla nostra battaglia. Ora sono passati 108 giorni da quel 10 Ottobre, 108 giorni in cui Ambrogio è prigioniero nel carcere di Opera.

Lunedì 28 alle 9:50 ci sarà l’appello. Mi auguro che la verità emerga una volta per tutte e che finalmente la giustizia trionfi proclamando l’unica parola che tanto attendo: INNOCENTE.

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