Sono tante le persone, i politici, i conoscenti e gli amici che mi stanno dimostrando il loro appoggio nella mia battaglia per chiedere la liberazione di Ambrogio, in carcere da innocente ormai da 107 giorni.

Al mio sciopero della fame, iniziato il 12 novembre, si sono aggiunti in molti, fra cui Simone Paini. Il Clandestinoweb l’ha intervistato oggi.

Riporto di seguito il testo integrale:

Simone Paini, lei come e quando ha conosciuto Ambrogio Crespi?

Abbiamo lavorato insieme qualche anno fa. Ambrogio venne in Sardegna per svolgere alcune ricerche di mercato e da lì abbiamo iniziato a collaborare. Da subito però, oltre al rapporto di lavoro, è nato subito anche un rapporto di amicizia. Abbiamo condiviso tante esperienze insieme.

Quando ha saputo che Ambrogio era finito in carcere?

Qualche settimana dopo, su internet. Leggo soprattutto stampa locale, stampa sarda, e sinceramente, quando ho appreso dello scandalo in Lombardia e dell’arresto dell’assessore Zambetti per compravendita di voti dalla ‘ndrangheta, non avrei mai potuto immaginare che una persona come Ambrogio fosse stata coinvolta. Che poi, quando Ambrogio si è candidato a sindaco di Milano, non ha neanche ottenuto tantissimi voti!

Una volta appresa la notizia, cosa ha pensato? Quale opinione si è fatto sulla vicenda?

Conoscendo Ambrogio, non ho mai avuto dubbi sulla sua estraneità ai fatti. Ad ogni modo ho voluto approfondire la vicenda. Allora sono andato su internet e su AmbrogioCrespi.it ho trovato tantissimo materiale. Ho letto tutti i documenti e in particolare la perizia di D’Alimonte e mi sono convinto ancora di più che questa storia è patetica e ridicola. Pare che il Pm abbia voluto solo una star da mettere come ciliegina sulla sua inchiesta. È per questo che la sua vicenda grida vendetta.

Per quale motivo ha iniziato lo sciopero della fame?

Ho iniziato questa protesta per lanciare un segno, perché ho pensato che fosse doveroso farlo per Ambrogio, per l’amicizia, per la stima che sento per lui ma soprattutto per il sistema che non funziona. È assurdo che la giustizia tenga un uomo, palesemente innocente, in carcere preventivo per oltre tre mesi. Mi spiego, è giusto che la magistratura faccia i suoi accertamenti ma lascia basiti il fatto che impieghi così tanto tempo e che nel frattempo privi un uomo della libertà. Per questo mi è parso il minimo aderire allo sciopero.

Quando ha iniziato lo sciopero e come sono le sue condizioni di salute?

Ho iniziato 14 giorni fa. Sto bene. Certo i primi giorni sono stati duri ma adesso va meglio.

Lei sa che anche Luigi Crespi, il fratello di Ambrogio, è da novembre in sciopero della fame? Ha provato a contattarlo?

Sinceramente no. Non ho pensato che fosse necessario farlo. Ripeto, sono in sciopero perché ho sentito di farlo. Tutto qua. In qualche occasione però ho sentito Luigi tramite Twitter. Ho usato un nickname, non so se mi abbia riconosciuto. A Luigi ho dato la mia disponibilità per manifestare in nome di Ambrogio.

Fra le varie forme di protesta, perché proprio lo sciopero della fame?

È difficile attirare l’attenzione. I media parlano solo delle cose del momento, poi dimenticano in fretta. È davvero difficile sfondare il muro della comunicazione però bisogna provare. Certo su Ambrogio ho visto alcuni servizi al Tg5 ma non è abbastanza. Per questo lo sciopero.

Continuerà ad oltranza?

Bè, spero di interrompere il 28 gennaio, la data del riesame. Mi auguro davvero che in quel giorno smetteremo tutti di scriverne e Ambrogio potrà finalmente tornare a casa. Se non sarà così, bisognerà provare qualcosa di più incisivo.

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