Dal mio blog su HuffingtonPost – Siamo uno dei pochi paesi occidentali che mantiene una legge proibizionista sulle rilevazioni statistiche dell’opinione pubblica prima delle elezioni, uno dei tanti effetti assurdi della par condicio.

Avere voluto e mantenuto il blocco sui sondaggi nasconde un disprezzo della capacità di scegliere della gente e l’idea che sia condizionabile e condizionata, il che può essere anche vero ma non certo per i sondaggi.

Inoltre il divieto di pubblicazione non può certo impedire di realizzarli e distribuirli clandestinamente, così si moltiplicano le prese in giro che raggirano la legge. I primi ad agire in tal senso sono stati gli amici Andrea Mancia e Simone Bressan che appena scattata la tagliola dei 15 giorni di stop si presentano sul loro blog e i candidati assumano nomi evocativi e gli istituti di rilevazione diventano ippodromi dove si corre.

Che senso ha? Vietare la diffusione di qualche cosa alla vigilia della quarta rivoluzione digitale è ridicola. Non si riescono a fermare le fake news o la propaganda dell’Isis figuriamoci i tabulati di istituti di ricerca!

Quello che non capisco è la pericolosità di queste informazioni in un mondo in cui pornografia e violenza invadono la nostra vita senza che nessuno si ponga nessun problema.

La verità è che i sondaggi sono uno strumento che condiziona più i politici che gli elettori.

I sondaggi che sono uno strumento di conoscenza non si misurano per la loro capacità predittiva ma per il movimento dei trend e più ci si avvicina al voto più diventano affidabili, non sono la democrazia ma non esistono nei paesi non democratici.

La par condicio che trasforma l’informazione in una corsa al cronometro di lumache bavose e continua a vietare i sondaggi è la misura dello stato della nostra democrazia e della sua capacità di rappresentarsi senza cadere nel ridicolo, purtroppo.