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Ogni volta che arriva il rapporto dell’Istat per quelli che fanno il mio lavoro è Natale. Un’orgia di numeri, dati, considerazioni e sintesi che di fatto hanno la capacità di creare il contesto nel quale noi andiamo ad agire.

Di anno in anno il quadro che ci viene consegnato è sempre più fosco e negativo. Quest’anno il 53% degli italiani si dichiara insoddisfatto della propria condizione economica, però nel nostro Paese ci sono 90,6 milioni di linee di telefonia mobile, badate bene non di telefonini ma di linee del telefono e si contano 40 milioni di veicoli circolanti.

Siamo soffocati dal traffico, 1 italiano su 3 non beve acqua del rubinetto, la raccolta differenziata è appena al 25%, spendiamo 11 miliardi di euro per le vacanze, ma è ancora difficile accedere ai servizi pubblici e siamo fanalino di coda nella UE per la ricerca scientifica, 1 cittadino su 4 ha solo la licenza elementare, sono aumentati i suicidi e i reati, però il 44,9% della popolazione sa usare un PC.

Questi sono solo alcuni dei dati che mi hanno colpito da una prima lettura sommaria del rapporto Istat e vi renderete conto da soli che questi dati buttati sul tavolo delle nostre riflessioni senza nessuna precauzione, sono contraddittori.

E’ probabile che nel nostro Paese, come del resto in buona parte dell’Occidente ci siamo dati degli obiettivi sbagliati e abbiamo creduto che consumare e potere spendere rappresentasse il momento più alto della libertà individuale.

Abbiamo seguito stili di vita e modalità di rappresentazione che probabilmente non ci rendono felici. E’ chiaro che l’annuario Istat non può considerare gli effetti più violenti dell’attuale crisi finanziaria ed economica che sempre più ci sta colpendo, ma nonostante questo consumiamo di tutto e non siamo felici perchè ansia, paura, preoccupazione per il futuro ci assillano.

E allora che fare? Far ripartire l’economia? Avere più soldi in tasca da spendere per arrivare a 140 milioni di linee telefoniche? Finalmente potremmo essere felice e guardare con fiducia al futuro se le auto in circolazione arrivassero a 60 milioni?

Cari amici c’è qualcosa che non va ed io sento forte il bisogno di una carestia, di un’assenza di superfluo, di un riordino delle priorità, di un pensiero che vada oltre il bisogno coatto.

Sento sempre più forte il bisogno di mettere in discussione, fino alle sue radici, il modello di società che ci ha tenuti insieme. Badate bene non lo voglio contestare ma distruggere perché ci rende schiavi della ricerca della soddisfazione di bisogni che non sono mai fondamentali.

L’amore, la capacità di relazionarsi con il prossimo, la speranza, la responsabilità verso le nuove generazioni, la fiducia non rientrano nel PIL di nessuna nazione, ma sono le uniche cose che danno un senso all’esistenza.

L’ ISTAT FOTOGRAFA L’ITALIA: UN PAESE VECCHIO SFIDUCIATO ED INTRISTITO