Noemi, Daddario, e Veronica Lario. Fini, Tremonti, Bocchino, Miccichè e il PDL in Sicilia, i giovani della giovane Italia e poi Bertolaso, Scajola e Brancher. Feltri, Il Giornale, Il Tempo, Libero e Repubblica. Il Milan, Leonardo e la Nazionale. Le tasse che non vanno giù, le tariffe che salgono sempre di più. Fine dell’ottimismo, avvento della depressione collettiva. La sfiga, la Mafia e la Magistratura. I sondaggi e le sordaggine. La Lega e Bossi, il partito unico, l’età, le donne e le fidanzate.

E’ un elenco sommario e incompleto, ma che dà l’idea di dove si trovi il Premier e francamente il fatto che sia ancora poco sotto il 50% di fiducia e che il suo partito sia al 34% è un dato clamoroso.

La centralità di Berlusconi è resa evidente dalla mancanza di credibili alternative, ma per quanto si può reggere in questa situazione? Certo che la garanzia della sua permanenza è data dalla misura dell’inettitudine dei suoi avversari, la sua demonizzazione è la cosa che più di tutto gli restituisce quella centralità che lo rende invincibile in Italia. Ma all’estero non è così e oggi nel consesso internazionale appare un dinosauro, una creatura di un epoca che non c’è più.

Ma attenti a chi pronostica repentine cadute di Berlusconi, i più sono stati smentiti da una straordinaria capacità di sopravvivenza a qualunque evento, unica sul nostro pianeta. E ogni qual volta il leader è sotto scacco e sembra con le spalle al muro riesce a trovare la capacità di fare balzi sovrannaturali. Ma com’è che si trova sempre con le spalle al muro? E perché i suoi avversari non sono mai riusciti ad inchiodarlo a quel muro? La risposta sta negli avversari che manifestano odio, alimentano contrapposizioni, ma poi sotto sotto sono i primi ad amare Berlusconi e a renderlo immortale.

Nemici come alleati e alleati come nemici? Complesso da capire. Ma visto che il benessere non è arrivato e nemmeno le riforme tanto promesse e sbandierate, il vero nemico per Silvio può essere la noia, la noia della gente esasperata dai suoi conflitti, stremata dalla crisi economica e dalla mancanza da quei vantaggi che ha sempre promesso.

Il Cavaliere è su un crinale pericoloso nel quale si era già trovato tra il 2003 e il 2005, quello di perdere il rapporto con l’opinione pubblica e non so se il PD di Bersani, di D’Alema e Veltroni come L’Italia dei Valori di Di Pietro riusciranno a salvarlo anche questa volta.