Plateale, troppo contratto. Seguendo il debutto Tv da segretario del Pdl di Angelino Alfano, colpiscono alcuni aspetti negativi che permangono nel suo personaggio: una comunicazione troppo formale, un linguaggio troppo tecnocratico. Ma anche un fattore iconografico: i tratti aspri e discontinui del volto che, senza scomodare la fisiognomica, ne fanno un vecchio quarantenne non riesce a coinvolgere e a sedurre. Anche se, d’altra parte, gli va dato atto di essersi lanciato senza paracadute: a Ballaro’ (di certo non una trasmissione amica) e contro il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.

Tuttavia, Alfano riesce a differenziarsi fortemente da Berlusconi: non e’ Berlusconi n la sua continuazione emotiva. Poi c’e’ la questione dei contenuti toccati, nei suoi interventi, dal neo-segretario del Pdl: formalmente e’ il piu’ grande difensore di Berlusconi. Ma solo formalmente, appunto. Difende l’uomo, il capo, la funzione, ma raramente nelle cose che dice si puo’ ravvisare una qualunque forma di coerenza con il presidente del Consiglio. Un elemento, a mio avviso, di dissonanza “premeditata”: parla del partito degli onesti in un partito in cui, il problema della legalita’ ha spinto molti suoi iscritti a nascondere le proprie magagne dietro Berlusconi. Parla di Internet (uno dei pochi) in modo competente. Ribadisce che tutti gli organi elettivi, nel Pdl, saranno scelti dal basso: tutti tranne Berlusconi. Insomma, la sensazione e’ che, sul piano dei contenuti, Alfano stia gia’ andando oltre Berlusconi. Un tentativo tanto raffinato quanto complesso: mediare cioe’ tra cio’ che Berlusconi fa e cio’ che Berlusconi ha promesso ai suoi elettori. A loro Alfano invia segnali rassicuranti, costruendosi un credito nei confronti di quella parte di elettorato che, sebbene di centrodestra, non fa piu’ il tifo per Berlusconi.

Ora la domanda e’: riuscira’ Alfano a divergere in modo parallelo, creando discontinuita’ nella continuita’? L’ostacolo piu’ difficile da superare e’ la zavorra rappresentata proprio da Berlusconi, sempre piu’ invischiato nel pantano delle sue vicende private, politiche e giudiziarie, in una perenne ansia da cui traspare ed emerge l’immagine di un leader assediato e spaventato. Un ostacolo che rischia di complicare il tentativo di Alfano che, in ogni caso, gode oggi nei confronti degli italiani di una fiducia del 24%. Due punti in piu’ del premier.