Lo avevo detto, lo avevo scritto. Era nell’aria fetida e torbida di questi giorni di fine impero: Berlusconi è al termine della sua parabola politica, è il passato. Ma quello che ha rappresentato non finirà.

Il berlusconismo non è una forma di Governo ne’ una forma di Stato, ne’ tantomeno un’ideologia. Il berlusconismo è un modo di pensare, è un modo di essere. Belusconi ha plasmato i suoi ascoltatori, i suoi consumatori, i suoi tifosi, i suoi inquilini e, solo infine, i suoi elettori. E gli elettori sono l’ultima fase di una forma di adesione per persuasione che traccia processi identitari profondi.

Angelino Alfano sarebbe stato designato suo successore e questa indicazione diretta lo renderà un bersaglio più di quanto non lo sia stato fino ad oggi. Ma anche se dovesse essere lui il politico destinato a guidare il Pdl, non sarà mai un candidato premier vincente ed avvincente. Perché i consumatori, i tifosi, come i telespettatori, resteranno di proprietà di Silvio Berlusconi e potrebbero essere ceduti solo a chi porta il suo cognome, altro che Alfano.

L’elettorato di Berlusconi non è cedibile, non transita, e Berlusconi lo sa benissimo. Ecco perché credo che la dichiarazione del Premier alla stampa estera non abbia l’obbiettivo di lanciare il suo successore ma semplicemente quello di spaventare i suoi e creare le condizioni per essere pregato di rimanere, di ripresentare la sua candidatura anche nel 2012, come del resto ha fatto prontamente la Santanché ad Exit mercoledì sera.

Un gioco di prestigio, un trucco di quelli in cui Silvio è un gran maestro.