Osserva Luigi Crespi:Il clima generale di disaffezione e di sconcerto degli italiani rispetto alla politica farebbe dedurre che possa esserci un’ulteriore flessione nella percentuale di votanti. Ma l’abilità di Berlusconi di infiammare una campagna elettorale che era partita molto fredda potrebbe, se non ribaltare, almeno affievolire questo trend“.

Per Crespi, “sicuramente a Milano non si parlerà di astensionismo; credo anzi che il numero dei votanti crescerà. Ormai la scelta a Milano nelle urne non è più fra la Moratti e Pisapia ma fra Berlusconi e Pisapia. Questo aspetto farà crescere in entrambi gli schieramenti la voglia di andare alle urne, per far vincere o per sconfiggere il Cavaliere“. Questo effetto ‘traino’, per quanto riguarda l’affluenza alle urne, può anche propagarsi al di fuori delle ristrette mura milanesi? “Ne dubito – risponde Crespi – a Napoli si parla ancora più che altro di ‘monnezza’, a Torino e a Bologna come a Cagliari o a Trieste, la campagna elettorale mi pare piuttosto freddina“.

L’ipotizzabile afflusso maggiore di votanti a Milano resterebbe dunque circoscritto, non influenzando gli altri elettori? “Credo che il trend astensionistico altrove si confermerà – ipotizza Crespi – il ‘doppio innesco’ a Milano di una corsa al voto pro o contro Berlusconi sarà solo in parte esportabile nel resto d’Italia. Al nord i leghisti andranno comunque a votare, bisognerà vedere se al centro e al sud si manifesterà un’identica propensione, specie fra gli elettori di centrosinistra; o, come mi appare più probabile, se si proseguirà con un calo dell’affluenza alle urne, mitigato però a Milano da elezioni considerate un test politicamente molto rilevante, anche per il futuro del governo Berlusconi“.

[Fonte: AdnKronos]