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di Ambrogio Crespi – La noia a Sanremo è parte dello spettacolo, la sequenza di canzoni che sembrano spesso troppo uguali, paga il prezzo del primo ascolto. Strepitosa la scenografia l’inserimento di questa idea circolare mi ricorda le soluzioni scenografiche del grandissimo Gianfranco Funari che fu il primo in Italia ad introdurre l’idea di “circolarità” negli studi televisivi, poi ripresa da molti e si sà che Bonolis si ispira a Toto e ad Alberto Sordi ma ha sempre copiato Gianfranco Funari.

Ma torniamo al Festival ed al lampo che lo ha illuminato Roberto Benigni, capace di commuovere e di divertire tenendo alta la soglia dell’attenzione, L’AMORE VIENE ANCHE PRIMA DELLA FEDE è la frase che mi ha colpito e che ha ripetuto 2 volte per essere certo che venisse ben intesa, e di questi tempi è apparsa come salvifica, una vera boccata d’ossigeno, esaltato in un finale commovente con l’omaggio ad Oscar Wilde, con la lettura di una lettera che lo scrittore inglese scriveva dal carcere al suo amato , consigliandogli fra l’altro di andare a trovare la sua calma in Italia.

Benigni non delude la platea dell’Ariston e si condere per mezz’ora in un monologo serrato, in grand parte incentrato sulla satira politica il cui bersaglio principale e’ il premier Silvio Berlusconi, ma senza cattiveria, satira ruvida ma non sporca.

L’affondo piu ficcante: “Silvio te lo dico da amico. Ti propongo di diventare un mito come Mina: tu devi sparire. Sembrerebbe una cosa brutta ma invece diventi come Mina, come Greta Garbo. Non in svizzera, pure piu’ lontano. Poi ogni tanto mandi una canzone, magari con Apicella. Diventi una cosa divina. Ti cercano a ‘Chi l’ha visto’: ‘si cerca berlusconi alto 1.70 secondo gli organizzatori, 1.55 secondo la questura”.

Straordinaria era la faccia di Del Noce che l’impietosa regia ha ripetutamente inquadrato, era forse la cosa più comica che già dalla prima battuta del premio oscar:”Voglio essere proprio allegro, non voglio parlare di cose serie: Berlusconi proprio ieri….”, aveva capito che questa sera Begnigni non avrebbe risparmiato nessuno, ma proprio nessuno infatti è finito sotto i cingoli del Roberto nazionale alche il suo amico Valter Veltroni “Meglio che non lo nomino che e’ appena caduto. Sulla sinistra -dice- non faccio proprio in tempo: stavo scrivendo una battuta con prodi, ero a meta’ ed e’ caduto. Avevo quasi finito di scrivere di Veltroni e si e’ dimesso”. Poi a Veltroni suggerisce lo slogan per le prossime elezioni: “Valter rialzati. Che vuoi che sia la Sardegna, c’e’ Montecristo, c’e’ Stomboli. Prendiamo la maggioranza nelle Eolie”.

Poi il comico parla del Berlusconi sfortunato che si e’ trovato ad affrontare la grave crisi economica: “Ed ora piu’ che la certezza della pena gli italiani vorrebbero la certezza delle cena. A Napoli rivogliono indietro la spazzatura, almeno era segno che si mangiava”. Poi torna sugli appettiti del premier verso il Colle: “Mi piacerebbe essere tanto napoletano, come dice Berlusconi passando davanti al Quirinale”, dice giocando sulla somiglianza con il nome del presidente della repubblica.
Poi l’atmosfera cambia per il finale dedicato alle polemiche sugli omosessuali. “L’omosessualita va avanti da millenni. Non e’ un peccato. Di peccato c’e’ solo la stupidita’. Per rendere l’idea -dice Benigni- gli omosessuali sono stati torturati nei campi di concentramento perche’ amavano una persona: non c’e’ cosa piu’ atroce di uccidere una persona perche’ amava un’altra persona. E’ incredibile che si parli ancora di omosessuali con certa rozzezza. E conclude recitando una lettera di Oscar Wilde al suo “carissimo ragazzo”. chiusura sul pubblico applaude in piedi, Grandioso!