Il discorso di Fini è uno di quelli che lasciano il segno.

Piaccia o non piaccia rappresenta un elemento di discontinuità con qualsiasi passato, ed è evidente che si è presentato agli italiani con un discorso attesissimo, reso tale anche dai suoi avversari, un vero e proprio evento.

Mi si dice, che in questo momento, la sua partita con Berlusconi e Bossi è tutta centrata su “chi resterà con il cerino in mano”, cioè a chi sarà attribuita la responsabilità di portare il Paese alle elezioni anticipate.

Non lo so chi riuscirà “a lasciare il cerino nelle mani degli altri”, la cosa che so per certo è che a bruciarsi saranno tutti. Fini si presenta al centro di una diaspora della destra, che passa attraverso il “tradimento” dei suoi colonnelli, La Russa e Gasparri, e il torto ancora non risanato a Storace.

Una diaspora violenta, sanguinaria e atroce per una comunità, come ha ricordato lo stesso Fini, fatta da persone che hanno cominciato a fare politica con i pantaloncini corti e non certamente pensando al potere, ma spinte da una grande passione che li accomunava e che oggi si rappresenta come un disastro degenerativo.

Berlusconi invece è assediato, ossessionato, tentennante, appare come un leader che ha difficoltà a decidere una linea, un percorso, capace di portare fuori questa coalizione dal momento di crisi solo attraverso una rottura sancita e ufficiale.

In questo contesto, gli uni contro gli altri armati, si pensa ad estendere il proprio bacino elettorale.

Veramente c’è qualcuno che pensa che basterà la retorica di una campagna elettorale per tornare a guadagnare voti?

Ricordo che dopo la grave rottura con la Lega, il Centrodestra ha accusato una grave sconfitta, e benché dilaniato da divisioni e contrasti, appare ancora oggi quello che in Europa ha il maggior consenso. Ma può durare in queste condizioni?

Credo che, nonostante tutto, la deriva verso le elezioni anticipate sia inevitabile, un voto che ci riserverà sorprese e, che, secondo me non è affatto scontato.

Il sistema elettorale contorto, le alleanze ormai rarefatte, offerte politiche datate, schemi superati, questa stagione politica si sta chiudendo nel peggiore dei modi.

Un consiglio a Fini: visto che è nato ufficialmente un partito politico diverso da quello che è stato presentato alle urne e che lo ha eletto alla Camera, se vuole aumentare il suo consenso, si dimetta dalla Presidenza della Camera e risponda a tutte le domande, anche le più spiacevoli e non lasci nessuna opacità rispetto a quello che lo riguarda.

Questi due fattori lo caricherebbero di un contenuto completamente nuovo e coerente con il suo messaggio di Mirabello.

Un consiglio a Berlusconi: accetti il fallimento del PdL e concentri la sua forza sul Governo che rimane il punto forte della sua attività. Un Governo capace di dare risposte ai suoi cittadini, mantenere promesse, consegnare quelle riforme che sono quindici anni che promette.

Cambiare il Paese è più importante che cambiare la politica e questo significa accettare la diversità, quindi accetti Fini come soggetto politico differente dal suo partito.