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Non esco da una sbornia di Ludlum, ma i complotti hanno accompagnato la storia del nostro Paese.  La domanda che impazza su internet e sui giornali è: “Berlusconi è vittima di un complotto?” e soprattutto: “Chi ne è il regista?”.Andiamo per gradi: vi sembra possibile che un fotografo possa passare tre anni appollaiato sulla collina adiacente alla dimora estiva del Presidente del Consiglio e da lì riesce a scattare migliaia di foto senza che i servizi di sicurezza, i servizi segreti, riescano ad intervenire per difenderne la privacy?

Sarà forse perché tutti sapevano, infatti la notizia girava da anni, che la privacy del Premier era quanto meno vivace? Un episodio con questa dinamica può avvenire solo con la complicità di chi istituzionalmente è chiamato a proteggere il Premier.

Qualche mese fa sono cominciate a circolare le notizie dell’esistenza di queste foto, pare che una selezione accurata delle stesse sia stata fatta visionare a Veronica Lario.

Questo retroscena darebbe una limpida spiegazione del suo comportamento: da una parte esasperata e dall’altra preoccupata che la pubblicazione di quelle foto, potesse travolgere e infangare lei e i suoi figli e quindi la decisione di tracciare una demarcazione netta con il marito.

Alla luce di questo la lettura della lettera inviata all’Ansa rende lineare il comportamento della signora e non certamente alimentato da fattori emotivi, semmai dal timore.

Riepiloghiamo: il Premier ama fare feste e divertirsi, lo fotografano, mostrano le foto alla moglie e tutto questo con tempi ben calcolati rispetto alle elezioni e facendo coincidere l’esplosione dello scandalo proprio in prossimità della pubblicazione della sentenza Mills che tutti, proprio tutti sapevano che non gli sarebbe stata favorevole. Il combinato disposto non può essere frutto del caso perché troppo puntuale.

Secondo me invece, la vicenda di Casoria è un incidente di percorso, un regalo che Berlusconi ha fatto ai complottardi che ha assunto un peso non per la vicenda in sé ma per la gestione da panico che ne è stata fatta e semmai è servita semplicemente da detonatore casuale.

Quindi non puntate il dito su Repubblica, o su D’Avanzo che ha avuto il merito di porre delle legittime domande, generate dall’apparizione del Premier a Porta a Porta. E non puntatelo neanche sulla Sinistra in tutte le sue declinazione, non ha i mezzi, né la lucidità o la coscienza pulita per poter fare complotti. No! Non sono un soggetto della partita.

Ma allora dove nasce il complotto? Come dicono gli uomini vicino al Cavaliere, dagli apparati deviato dallo Stato? Da una corrente sfuggita al controllo di Bossi che tenta una destabilizzazione del Paese? Oppure si tratta di qualche stretto collaboratore del Premier? Magari un illustre ministro che si è montato la testa?

Certo è che le abitudini e la vita privata di Silvio sono stati il terreno di coltura di questo complotto. Il comportamento di Berlusconi è quantomeno inspiegabile.

Ma due fatti mi hanno convinto che il complotto è maturato a casa di Giulio Tremonti: il primo è che il ministro sembra impegnato a causare a Berlusconi una figura di M. in Abruzzo, secondo mi ha insospettito il suo lungo silenzio sulla vicenda Noemi per poi oggi occupare la prima pagina del Corriere per smentire che il capo del complotto fosse lui.

Francamente gli indizi vanno tutti nella sua direzione, non sono l’unico a sostenerlo, ma se ha sentito così forte la necessità di una smentita, nello stesso giorno in cui veniva pubblicata l’intervista della D’addario e la conseguente apertura del fronte delle ballerine baresi, è evidente che il sospetto su di lui è qualcosa che va oltre il gossip.

Ma qual è il disegno politico di Tremonti, qual è la sua visione del Paese? Quale sogno coltiva? A me è ignoto. Di certo non passerebbe il vaglio degli elettori che come me se dovessero scegliere tra il miglior Tremonti e il peggior Berlusconi non avrebbero un minuto di dubbio e sceglierebbero Berlusconi i cui interessi anche se in conflitto sono sotto gli occhi di tutti.

Non c’è dubbio che questa vicenda ha segnato profondamente l’immagine di Berlusconi, tracciando una linea di declino che pare difficile recuperare, ma di una cosa sono certo: del declino di Silvio non ne trarrà vantaggio Tremonti e sono altresì certo che di questa mia convinzione non è condivisa dal Ministro.