È molto difficile parlare e polemizzare quando la gente muore. Provo disagio quando le polemiche tipiche dei teatrini della politica locale si applicano su distese di cadaveri.

Ma sulla vicenda siriana ho alcune domande da fare. Su questa guerra civile tra islamici in un paese che non ha il petrolio al centro della propria vita, ci sentiamo garantiti dal premio nobel Barack Obama? E di come sta gestendo questa vicenda dopo il modo con cui ha gestito quella egiziana?

In Siria son morte 100.000 persone negli ultimi mesi e parliamo soprattutto di civili. Non sono pochi.

Ora qualcuno mi spieghi perché, solo per gli ultimi 1.000 morti uccisi con il gas si è reso inevitabile l’intervento militare magari fuori dai parametri legalmente garantiti dal diritto internazionale.

Qualcuno mi sta suggerendo che si possono scannare 100.000 persone senza che a livello internazionale nessuno si muova, ma se si usano i gas per ammazzarne altre 1.000 l’intervento diventa inevitabile?

La questione è che chi interviene oggi non è reso credibile dal silenzio tenuto fino a pochi giorni orsono. Silenzio che ha consentito lo sterminio dei centomila precedenti.

I disastri fatti da Obama nel quadrante mediorientale sono epocali, inoltre aumentano l’instabilità e i pericoli per l’unico paese democratico che resiste da quelle parti: Israele

Dopo l’Iraq e il Kosovo la comunità internazionale non avrebbe dovuto consentire altre escalation in Siria. I cosiddetti ‘volenterosi’ avrebbero dovuto intervenire prima, molto prima. Ora comunque è troppo tardi, non solo per chi è morto, ma anche per restituire alla comunità internazionale un minimo di credibilità persa nel dedalo di affari sporchi di petrolio e di interessi indicibili

Intanto, la gente muore e a noi non resta che indignarci e maledire la guerra…

Poco troppo poco.