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Questa mattina in prima su “Il Tempo”, un mio intervento su Beppe Grillo, i tagli del Governo e l’Europa.

Solo un paio di settimane fa era inimmaginabile parlare di un successo del Movimento 5 Stelle alle Europee. Ma le cose cambiano rapidamente. Ed è bastato un weekend per assistere ad un radicale cambio di posizionamento dei tre leader in campo.

il tempo interoMatteo Renzi (#geniobifronte) deve fare i conti con la realtà e dare consistenza alle speranze accese. Si rende conto, però, che governare un paese esausto non è come vincere le primarie. La sua prima missione europea non è stata un trionfo: la suggestione di un’Europa nuova assomiglia davvero poco al volto della Merkel. E rischia di non essere credibile in Patria, con i tagli alla spesa pubblica necessari alla ripresa che si trasformano nell’improvvisazione di una sforbiciata (firmata Cottarelli) poco ancorata alla realtà di un Paese già prostrato. Silvio Berlusconi (#highlander) ieri è tornato in pubblico. E continua ad avere un ancoraggio con il suo elettorato che non trova spiegazioni in nessuna legge della politica (o della fisica). Ma ormai il sogno si è avviluppato in una storia tutta volta al passato e concentrata su di sé. Appesantita da un partito diviso dalle polemiche interne e ferito dalle scissioni, che rischia di diventare un gigante dai piedi d’argilla. Senza entusiasmo, senza energia, senza guida.

Poi c’è Beppe Grillo (#ilcomico). Venerdì sera è apparso in televisione davanti a Mentana con un clamoroso cambio di strategia comunicativa. Da solo, senza palco, senza urla, misurato. Educato, persino. Accompagnati da un profilo rassicurante, i suoi ragionamenti seguivano un filo logico ineccepibile, capace di rappresentare ogni idea come un’opzione seria e ponderata. Ascoltando Grillo non provavi fastidio. Anzi, venivi spinto in modo naturale a condividere le sue tesi. Come d’incanto, M5S ha abbandonato il rumore di fondo dei suoi improbabili testimonial. In un colpo solo, Grillo ha dato senso a un percorso presentandosi come una vendetta (ragionata) verso la politica tutta. Attingendo la propria legittimità dall’inettitudine di una classe dirigente che ha ormai perso ogni contatto con la realtà. Si è presentato per quello che è. Non per governare, non per cambiare, ma per vendicare. La prospettiva che evoca è la rivolta, non la rivoluzione.

E questa chiarezza può riservare sorprese incredibili nelle urne, se Renzi e Berlusconi non saranno in grado di trovare le giuste contromisure. Il primo partito italiano? Il M5S potrebbe diventare molto di più.

Fonte: Il Tempo