Tutti gli indicatori di Berlusconi segnano rosso: il governo perde due punti, il PDL è sceso sotto la soglia psicologica del 28%, il Premier con un meno uno rispetto alla scorsa settimana è al suo minimo storico con il 40% di fiducia e si tratta di ben dieci punti in meno da luglio ad oggi. Il Governo si ferma al 42%, ma rispetto a luglio perde poco meno di tre punti, e resta quindi l’arma più forte nell’arsenale berlusconiano per tentare un eventuale recupero.

Affannato, confuso, senza una reale strategia, assediato ed ammorbato, così appare il Premier agli italiani: conflitto di interessi e leggi ad personam hanno prevalso nel dibattito politico rispetto ai successi decantati in questi due anni, l’Alitalia, l’Abruzzo ed i rifiuti di Napoli che non hanno tenuto nel tempo. Le risposte sull’economia, quella che impatta quotidianamente sulla gente, non sono più sufficienti, gli italiani non si accontentano di non avere fatto la fine della Grecia e si aspettano una cosa in più, una prospettiva, una speranza, un futuro che oggi Berlusconi fa fatica ad incarnare preso come sempre in un corpo a corpo con Fini che è riuscito a legittimare ormai in modo abbastanza consolidato un suo profilo che lo allontana sempre più da Berlusconi senza però capire a che cosa lo avvicinerà.

L’enorme vantaggio di Berlusconi rimane un’opposizione che si basa su tre pilastri: il PD di Bersani, l’Italia dei Valori di Di Pietro e la Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola, opzioni che faticano a stare insieme e che non sono state in grado di delineare una reale alternativa e faticano a uscire dallo schema classico berlusconismo-antiberlusconismo che in un modo o nell’altro pone sempre al centro il Premier apportandogli un oggettivo vantaggio.

I dati di oggi sono questi, sempre più frazionati, con un’alta percentuale di indecisi, in uno scenario sempre più conflittuale ed avvelenato. Si gioca a fare proiezioni e pronostici sulle prossime elezioni anticipate, dimenticandosi che i continui corto circuiti che si determinano nel rapporto tra opinione pubblica e politica non consentono a nessuno di determinare nemmeno con ragionevole approssimazione che i dati di un sondaggio fatto oggi possano essere vicini ai risultati reali che potrebbero emergere dalle urne se finissimo nel gorgo di una campagna elettorale, nella quale Berlusconi appare debole, in cui Fini non appare ancora pronto per lanciare l’OPA sul suo elettorato e l’opposizione non solo non ha trovato un leader, ma neppure la modalità con cui gestire una campagna elettorale, figuriamoci il Paese.

Io continuo a misurare, ma mi rendo conto che la misura è colma e forte il desiderio di rivolgere lo sguardo e l’attenzione su qualcosa di diverso, non necessariamente nuovo, basterebbe semplicemente diverso da questa ammuina autoreferenziale capace di creare solo demo-depressi.