Il passo indietro, il “padre nobile”, le dimissioni dalla Presidenza di Consiglio come atto di generosità, la scelta del Delfino Alfano: tutto faceva presagire ad un passaggio di consegne, a un salto generazionale, a un tentativo di strutturare un centrodestra plurale, democratico, aperto e capace di rappresentare la maggioranza degli italiani. Invece, come i più attenti osservatori avevano immaginato, la scelta di un Delfino, molto volenteroso ma strutturalmente debole, almeno in chiave di autonomia, nascondeva in sé la generazione dell’istanza che avrebbe per sua natura fatto rievocare il ritorno di Silvio Berlusconi.

Oggi ci troviamo di fronte ad un’alleanza, quella del centrodestra, devastata: la Lega che con Maroni cerca di andare oltre il ridicolo archetipo della Padania cercando disperatamente di legittimarsi con quasi la metà dell’elettorato perso, dall’altra parte La Destra di Storace che rischia di essere penalizzata dalla scelta di una legge elettorale che sembra vada nella direzione di uno sbarramento al 5%, Futuro e Libertà che paga i propri errori e quelli degli altri e che è schiacciata dall’appoggio ad un governo che non sembra avere un indirizzo capace di mobilitare l’opinione pubblica, Miccichè con il suo Grande Sud alle prese con un percorso di rifondazione identitario meridionalista non secessionista e il Pdl con i propri consensi dimezzati e con all’interno anime con pulsioni e direzioni opposte.

Questa mattina, dopo le illazioni, Alfano ha confermato che Berlusconi scenderà in campo per le politiche 2013 e lo fa sulla base di studi e sondaggi che gli garantirebbero una quota elettorale superiore a quella che è in grado di garantire Alfano. Se Alfano fosse stato il simbolo di un percorso collettivo inclusivo avrebbe potuto tentare di giocare la sua partita, ma così non è stato.

Oggi la ricandidatura di Silvio Berlusconi garantisce Berlusconi, ma non è in grado di garantire al centrodestra una prospettiva di sviluppo espansionistico e di rappresentanza dell’opinione pubblica.

Berlusconi alla politica ha detto tutto, bene o male sarà la storia a giudicarlo, ma adesso siamo curiosi di vedere come imposterà la sua campagna elettorale e con quali obiettivi perché, per la prima volta, il Cavaliere sarà in campo non per vincere ma per salvarsi ed è probabile che l’unico nel centrodestra a salvarsi sarà proprio lui.