Così come avevamo previsto, abbiamo assistito ieri al primo smottamento che riguarda il centrodestra: che passa dall’avere un candidato, Nello Musumeci che sicuramente avrebbe raggiunto la quota elettorale necessaria per avere la maggioranza in Consiglio Regionale e quindi una coalizione di governo teoricamente stabile, ad avere due candidati che si divideranno in termini competitivi lo stesso elettorato.

La partita tra Miccichè e il candidato da lui scelto Musumeci suona come uno scontro per la leadership politica prima che amministrativa di quella Regione. Alla fine l’idea, che era vincente, di una coalizione che metteva insieme tutte le forze di centrodestra non è passata perché il Pdl non gradiva il partito di Pistorio e d’altro canto Miccichè avrebbe tollerato il Pdl in questa maggioranza a patto che avesse mantenuto un basso profilo. Ma di questo abbiamo concertato apertamente ieri.

Intanto nel centrosinistra, dopo la dichiarazione di Bersani che si è fatto chiedere chi preferiva tra Vendola e Casini rivendicando con orgoglio la predilezione per Vendola, è diventato sempre più difficile per il Pd allargare la sua maggioranza per renderla vincente avendo in casa gli eredi di Cuffaro, fatto che traccia un solco invalicabile tra il Pd, l’Idv e il gruppo che fa riferimento a Fava. Dall’altro lato diventa sempre più difficile anche per l’Udc piegare la Sicilia a un mero esperimento nazionale e rischiare di perdere la faccia e la Regione presentandosi con un candidato, Crocetta, molto difficile da far digerire al suo elettorato che, al di là delle scelte del partito, potrebbe scegliere di muoversi in modo indipendente.

Parlando dell’Idv e di Orlando, sembra che abbiano deciso di allinearsi dietro il nome di Fava, dopo il no di Ingroia, che noi avevamo ampiamente previsto ieri. Quindi l’opzione Fava è tutt’altro che secondaria perché può contare sull’appoggio di Idv, Orlando e Sel ma anche della Federazione della Sinistra e dei Verdi. Ma comunque lo scopo è quello di vanificare e di rendere inefficiente dal punto di vista elettorale l’accordo tra Pd e Udc.

Ma qual è lo scenario che oggi abbiamo di fronte? Sembra che nessun candidato e coalizione possa oggi raggiungere la quota fatidica del 45% – figuriamoci quella del 52% che assicurerebbe il premio di maggioranza – che garantirebbe di governare, come è successo a Lombardo.

E quindi cosa accadrà? Le elezioni serviranno per misurare le forze politiche in campo e la campagna elettorale, in un arco di tempo così breve, sarà decisiva perché chi saprà interpretare questa campagna lampo nel migliore dei modi potrà prevalere sugli altri avversari, ma nessuno avrà garantito il fatto di essere presidente perché solo dopo il voto con le forze misurate elettoralmente si deciderà l’assetto politico che guiderà la Regione.

Tutto questo toglie molta rilevanza simbolica al voto siciliano per quanto riguarda quello nazionale perché acquista una connotazione troppo specifica sul territorio. Anche se sappiamo che dopo il 28 ottobre saranno proprio le elezioni regionali a dare il via alla campagna elettorale per le politiche del 2013.