gurdjieff
Georges Gurdjieff
è un mistico di cui abbiamo già avuto modo di parlare in questo blog. Vissuto tra il 1886 e il 1949, ha influenzato la cultura, soprattutto quella francese, con il suo insegnamento, la “Quarta via”.

Per Gurdjieff, l’uomo, attraverso un percorso individuale, deve risvegliare la propria coscienza da un sonno trascendente nel quale era trascinato da quotidianità e abitudini.

In Italia ha avuto diversi cantori: il più noto è certamente Franco Battiato, il meno noto Giorgio Gaber.

Quella che vi voglio proporre è una riflessione contenuta in uno dei suoi libri più celebri, “Incontri con uomini straordinari” e risale a circa un secolo fa:  riguarda i giornalisti e, riletta con gli occhi di oggi, può apparire ingenua, soprattutto sul finale. Ma alla domanda che Gurdjiegg si fa, credo che ognuno di noi abbia trovato già una risposta.

Le esigenze della civiltà contemporanea hanno generato un’altra forma molto specifica di letteratura che viene chiamata giornalismo…

Non posso passare sotto silenzio questa nuova forma letteraria, perché, a parte il fatto che non porta assolutamente nulla di buono per lo sviluppo dell’intelligenza, essa è diventata, a mio avviso, il male de nostri tempi, nel senso che esercita un’influenza funesta sui rapporti umani.

Questo genere di letteratura si è molto diffuso i questi ultimi tempi perché – ne sono fermamente convinto – esso corrisponde meglio di ogni altro alle debolezze e alle esigenze determinate negli uomini dalla loro crescente mancanza di volontà. Finisce così per atrofizzare la loro ultima possibilità di acquisire i dati che permettevano loro, finora, di prendere più o meno coscienza della loro reale individualità – unico mezzo per raggiungere il ricordo di sé, fattore assolutamente indispensabile per il processo di perfezionamento di sé.

Inoltre, questa letteratura quotidiana, priva di princìpi, isola completamente il pensiero degli uomini dalla loro individualità, di modo che la coscienza reale, che di tanto in tanto ancora appariva in loro adesso ha cessato di partecipare al loro pensiero. E sono ormai privati dei dati che fino a quel momento avevano assicurato loro un’esistenza più o meno sopportabile, non fosse che nel campo dei rapporti personali.

Per sfortuna di noi tutti questo genere di letteratura, che invade ogni anno di più la vita quotidiana degli uomini, fa subire alla loro intelligenza, già molto indebolita, un indebolimento ancora peggiore consegnandola inerme a ogni genere di inganni e di errori; essa li mette fuori strada a ogni passo, li distoglie da qualsiasi modo di pensare più o meno fondato e invece di un giudizio sano, stimola e fissa in loro alcune tendenze indegne quali: incredulità, ribellione paura, falso pudore, dissimulazione, orgoglio, e così via…

[…] 

Per me, non v’è alcun dubbio: fra tutte le delle anomalie esistenti nella civiltà contemporanea la più evidente, quella che occupa il posto predominante, è proprio questa letteratura giornalistica, per l’azione demoralizzante e perniciosa che esercita sullo psichismo degli uomini. Peraltro sono profondamente stupito che nessun ‘detentore di potere’ se ne sia mai accorto, e che ogni Stato consacri quasi più di metà del proprio bilancio al mantenimento della polizia, delle carceri, dei municipi, delle chiese, degli ospedali, ecc… e che paghi innumerevoli funzionari, preti, medici, agenti della polizia segreta, procuratori, agenti per la propaganda, ecc… tutto ciò con l’unico scopo di salvaguardare l’integrità fisica e morale dei suoi cittadini, senza spendere un solo centesimo né intraprendete una qualsiasi azione per distruggere fino alle radici questa causa evidente di ogni genere di crimini e di malintesi.