Matteo Renzi Angelino Alfano

I due giovanotti della politica italiana, Matteo Renzi e Angelino Alfano, rappresentano due modelli di generazione del consenso e di relazione con l’opinione pubblica drasticamente differenti. Lo si è visto emergere con chiarezza ineccepibile, proprio al momento della costruzione del Governo.

Renzi ha costruito intorno a sé un governo che, a parte qualche eccezione, ha puntato sulla novità più che sulla qualità. Un apparato costruito per fargli da eco, anzi, da coro; tutto centrato sulla sua forza propulsiva e di cambiamento.

Matteo Renzi è arrivato a Palazzo Chigi dopo un percorso centrato sulla discontinuità, sulla rottamazione di chi lo aveva preceduto, con parole d’ordine forti che hanno trovato immediatamente la sintonia non solo con il suo elettorato, ma addirittura con quello di altri schieramenti. La durezza con la quale si è presentato non ha precedenti, non ha guardato in faccia a nessuno: quindi ci si aspettava che la formazione del suo esecutivo corrispondesse alle aspettative che lui stesso aveva generato. Ora la questione non sono Francesca Barracciu o Antonio Gentile, i due sottosegretari su cui si è aperta una polemica assolutamente priva di senso e oggettivamente strumentale. La questione centrale è proprio la coerenza con la natura e la struttura del governo creato.

governo renzi

Come è possibile immaginare di far credere all’opinione pubblica che con Pier Carlo Padoan ci possa essere una discontinuità con le politiche europee? E com’è possibile immaginare che il cambiamento epocale che richiama Renzi in ogni sua manifestazione pubblica e in ogni sua dichiarazione, possa essere realizzato e rappresentato da Maurizio Lupi, Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin?

Padoan rappresenta un modello, di interessi che sono radicalmente diversi da quelli che lo stesso Renzi indica come centrali per la sua politica. O forse non abbiamo capito noi… Stessa cosa vale per il Nuovo Centrodestra. I blocchi sociali a cui si riferiscono, che tutelano e di cui sono rappresentanti sono oggettivamente diversi. E allora il rischio è che si continuino a lanciare e rilanciare buone intenzioni e che il presidente del Consiglio non riesca a sviluppare una sintesi credibile rispetto alle aspettative che lui stesso ha generato che sono quelle di un cambiamento epocale, radicale e veloce.

Comunque, la cosa buona è il premier si è dato tempi stretti e staremo a vedere se l’azione del Governo sarà capace di essere coerente o se ci troveremo di fronte a un disastro che non pagherà solo Renzi, ma tutto il paese.