staffetta_2La partecipazione di Silvio Berlusconi alla manifestazione della Lega, indetta da Matteo Salvini si è sviluppato come un vero e proprio thriller, con capovolgimenti di fronte e colpi di scena: Berlusconi va, Berlusconi non va, in un’alternanza sincopata che ha tenuto gli appassionati in sospeso, offrendoci un finale che ha lasciato senza fiato. Il capo di Forza Italia non ha messo in scena l’indecisione di un vecchio leader, ma Berlusconi e Salvini prima di lui sanno benissimo che salire sul palco della Lega, che sancisce di fatto il ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi, dopo l’azzoppamento della Magistratura, rappresenta sul piano simbolico un passaggio di consegne, una cessione di sovranità.

L’8 Novembre 2015 verrà ricordato come il giorno nel quale il leader che ha fondato il Centrodestra, stabilendone nell’arco di vent’anni, grandi vittorie e onorevoli sconfitte, ma di fatto facendone la storia, cederà il passo al giovane leghista, populista, lepeniano, Matteo Salvini. Basterà questo a fare nascere il nuovo leader del Centrodestra? L’elettorato moderato di Forza Italia lo accetterà? Salvini si presenterà con un nuovo volto, abbandonando le felpe e passando al Facis extra-lungo? Non vi è alcun dubbio che solo unendo il Centrodestra si potrà dare una speranza contro Renzi e contro l’avanzare inarrestabile dei Cinquestelle.

Veramente crediamo che sia sufficiente che i leader dei singoli partiti si stringano la mano per superare i rancori, le differenze programmatiche, politiche e ideali che esistono nel Centrodestra? L’impatto simbolico della manifestazione dell’8 novembre sarà capace di superare le differenze su immigrazione, Europa, diritti civili? Può essere questo l’inizio di un percorso nel quale il Centrodestra ritrova una sua unità e una visione comune o dovrà rassegnarsi all’irrilevanza politica, seduto in panchina a ricordare i vecchi tempi e magari a fare da ago della bilancia tra Pd e Cinquestelle?
Se queste sono le domande ora capirete il travaglio che ha pervaso Berlusconi nella decisione se essere o meno presente a Bologna.

fonte Il Tempo