Per chiudere il cerchio delle mie considerazioni su Monti e il consenso di cui gode tra gli italiani, riporto qui di seguito il post di Toqueville.it che a partire dalle mie osservazioni parla del cancro dell’Italia.


“Luigi Crespi, oggi, “bevendo un caffè e scrutando il futuro“, tenta di trovare una causa sul perché Mario Monti “convince”, ovvero da cosa dipenda il consenso che conserva nonostante tagli e tasse con cui ha fatto a pezzi gli italiani. La “metafora terribile, ma di grande efficacia” che ne viene fuori è che “Monti gode della stessa stima di cui gode il professore che ti sottopone alla chemioterapia capace di salvarti la vita”. Una definizione “azzeccatissima” che descrive la situazione ben oltre il quadro superficiale d’insieme. 

Ebbene si, c’è un malato di cancro, ma l’Italia – lo studiamo anche alle elementari – col cancro ci è nata e sopravvive “benissimo” da 150 anni. Sappiamo anche che il “cancro” è causato dalla presenza di un “corpo estraneo”, il Vaticano, e dalla mancata crescita del Meridione, come se una parte del “corpo” non venisse quasi irrorata di sangue pulito.
Eppure, nell’agenda Monti queste “cure” non ci sono, neanche in annuncio. Come non c’è la riforma della Pubblica Amministrazione o l’Antimafia. Quale sarà allora il malato di cancro che ri reca dal “dottor Monti” per la chemioterapia?
I partiti, i poteri forti, il clero, gli “avvantaggiati e chi altrimenti?
La conferma in un dato solo ed eclatante: il debito privato degli italiani è sostanzialmente basso, nonostante un carico fiscale esagerato ed un welfare iniquo ed irrilevante. Non è certo il singolo cittadino che ha da temere, in forma diretta, immediata, dalle speculazioni borsistiche e dal PIL che traballa.
Alla frutta sono, finanziariamente parlando, tutti coloro che attingono le loro fortune dalla spesa pubblica, a cominciare dai partiti, dalla RAI e dai giornali, dalle università e dagli enti pubblici.
Sono loro che hanno bisogno di una chemio che spazzi via il tumore, sono loro che accetterebbero di tutto pur di rimanere in sella. Noi, i cittadini, abbiamo altre priorità.