Aggiungo poche parole a quelle che Ambrogio ha scritto sul Clandestinoweb per rappresentare la mia rabbia, più che il mio sconcerto solo per avere intuito troppo tardi con chi avevamo a che fare.
L’EDITORIALE  Ambrogio Crespi – L’avventura mia e di mio fratello è iniziata il 4 Novembre ed è finita il 12 Marzo, poco meno di quattro mesi, questo è il periodo nel quale abbiamo frequentato Fabio Caso e suo padre. Il rapporto tra noi e i Caso si è chiuso il 12 Marzo in seguito ad una situazione insostenibile legata a mancati pagamenti, non rispetto degli impegni presi, disordine e caos ed è da quella data che nel tentativo di tutelarci abbiamo affidato tutta questa vicenda nelle mani di uno studio legale.
Abbiamo avuto più che una sensazione di essere stati vittime di una truffa che tra l’altro a coinvolto collaboratori e giornalisti.
Oggi dalla lettura delle agenzie abbiamo preso atto di uno scenario agghiacciante, al di là di qualsiasi pessimistica immaginazione. Mi auguro che la famiglia Caso possa chiarire, spiegare, giustificare, motivare e uscire da questa vicenda in modo positivo.
Queste storie mi addolorano soprattutto quando coinvolgono persone innocenti come i figli, sarebbe sbagliato compiacersi, ma se considero l’imbroglio, il raggiro, gli inganni, i danni che il comportamento di queste persone hanno causato, non solo ovviamente a noi, ma a tanta gente che si è trovata per strada e ha sofferto, non posso che augurarmi che venga fatta giustizia e al più presto.

ANSA: GDF ARRESTA CASO, EX EDITORE GIORNALE ‘DIECI’  – ROMA, 20 APR – Hopit Spa e Kuban Bank Rappresentanza per l’Italia: si tratta, ricostruiscono le Fiamme Gialle, di due realta’ riconducibili ad un gruppo intricato di societa’ finanziarie, editrici e di telecomunicazioni facenti capo a Caso ed al figlio, entrambi protagonisti di varie iniziative imprenditoriali. Tra queste vi e’ il giornale ‘Dieci’, un quotidiano sportivo nato nel 2007 e chiuso dopo alcuni mesi di vita, con sostenute proteste dei giornalisti che non venivano pagati; la presunta rinascita della testata ‘Il Globo’ nei primi anni 2000, quale iniziativa della societa’ PmEdit Srl attualmente in fallimento; le attivita’ della Laer (societa’ sulle cui ceneri e’ sorta poi la Ghenda Srl) affidata a un soggetto vicino al patron del gruppo, R.L., che nel settembre 2006 ha dovuto gestire la fine dei ‘call center’ in Sardegna di fronte ai lavoratori che reclamavano i mancati pagamenti. Sempre la Hopit Spa, holding finanziaria del gruppo, compare nel 2005 tra i potenziali ‘salvatori’ dello stabilimento casertano di San Marco Evangelista della multinazionale 3M Spa e, nel 2008, viene citata tra i pretendenti del giornale L’Unita’.

Gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno accertato che tutto e’ stato frutto di un fraudolento meccanismo di costituzione e di vendita di certificati obbligazionari esteri tra societa’ facenti parte dello stesso gruppo e tutte riconducibili, alla fine, a Caso, compresa la rappresentanza italiana della Kuban Bank, finta banca che del vero istituto bancario russo prende solo il nome ed attraverso la quale sono state emesse fideiussioni per oltre 90 milioni di euro, con lo scopo principale di garantire una serie indiscriminata di operazioni commerciali avviate a vario titolo dalle stesse societa’ del gruppo.

Il gruppo negli ultimi anni, prosegue la Guardia di finanza, ”si e’ quindi dotato di capitali e strutture apparentemente degne dell’economia d’elite, ma di fatto esaurendosi, per la Procura, in un generale disegno volto a far figurare, falsamente, un solido gruppo imprenditoriale in grado di stipulare vantaggiosi contratti di locazione immobiliare, di fornitura di beni e servizi con terzi che poi, invece, non sono stati mai onorati. La conseguente esposizione delle varie societa’, che nel frattempo avevano acquisito sedi di lusso senza pagare i canoni, noleggiato autovetture di rappresentanza in leasing senza onorare le rate, acquistato merci senza saldare le fatture, ristrutturato immobili senza dare compensi ai fornitori, assunto personale senza pagare gli stipendi, le ha condotte verso il fallimento, per un passivo globale di diversi milioni di euro”.

COMUNICATO REDAZIONE IL CLANDESTINO


ANSA CRO 20/04/2010 12.35.44 backTitoli printStampa
GDF ARRESTA CASO, EX EDITORE GIORNALE ‘DIECI’ (2)
GDF ARRESTA CASO, EX EDITORE GIORNALE ‘DIECI‘ (2) (ANSA) – ROMA, 20 APR – Hopit Spa e Kuban Bank Rappresentanza per l’Italia: si tratta, ricostruiscono le Fiamme Gialle, di due realta’ riconducibili ad un gruppo intricato di societa’ finanziarie, editrici e di telecomunicazioni facenti capo a Caso ed al figlio, entrambi protagonisti di varie iniziative imprenditoriali. Tra queste vi e’ il giornale ‘Dieci‘, un quotidiano sportivo nato nel 2007 e chiuso dopo alcuni mesi di vita, con sostenute proteste dei giornalisti che non venivano pagati; la presunta rinascita della testata ‘Il Globo’ nei primi anni 2000, quale iniziativa della societa’ PmEdit Srl attualmente in fallimento; le attivita’ della Laer (societa’ sulle cui ceneri e’ sorta poi la Ghenda Srl) affidata a un soggetto vicino al patron del gruppo, R.L., che nel settembre 2006 ha dovuto gestire la fine dei ‘call center’ in Sardegna di fronte ai lavoratori che reclamavano i mancati pagamenti. Sempre la Hopit Spa, holding finanziaria del gruppo, compare nel 2005 tra i potenziali ‘salvatori’ dello stabilimento casertano di San Marco Evangelista della multinazionale 3M Spa e, nel 2008, viene citata tra i pretendenti del giornale L’Unita’. Gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria hanno accertato che tutto e’ stato frutto di un fraudolento meccanismo di costituzione e di vendita di certificati obbligazionari esteri tra societa’ facenti parte dello stesso gruppo e tutte riconducibili, alla fine, a Caso, compresa la rappresentanza italiana della Kuban Bank, finta banca che del vero istituto bancario russo prende solo il nome ed attraverso la quale sono state emesse fideiussioni per oltre 90 milioni di euro, con lo scopo principale di garantire una serie indiscriminata di operazioni commerciali avviate a vario titolo dalle stesse societa’ del gruppo. Il gruppo negli ultimi anni, prosegue la Guardia di finanza, ”si e’ quindi dotato di capitali e strutture apparentemente degne dell’economia d’elite, ma di fatto esaurendosi, per la Procura, in un generale disegno volto a far figurare, falsamente, un solido gruppo imprenditoriale in grado di stipulare vantaggiosi contratti di locazione immobiliare, di fornitura di beni e servizi con terzi che poi, invece, non sono stati mai onorati. La conseguente esposizione delle varie societa’, che nel frattempo avevano acquisito sedi di lusso senza pagare i canoni, come quelle romane di Via XX Settembre 5, di Piazzale degli Archivi 40/42 all’Eur e di Via del Tritone 87, o quella milanese in Via Vitruvio 43, noleggiato autovetture di rappresentanza in leasing senza onorare le rate, acquistato merci senza saldare le fatture, ristrutturato immobili senza dare compensi ai fornitori, assunto personale senza pagare gli stipendi, le ha condotte verso il fallimento, per un passivo globale di diversi milioni di euro”.