immigratiQuesto non è non può essere un terreno di scontro elettorale, certo non possiamo accogliere tutti ma non possono lasciare morire per strada o in mare neanche una persona.

Perché di persone si tratta.

Vanno difesi a casa loro se non li difendiamo se non spaziamo la furia fanatica saremo colpevoli e responsabili del loro destino.

È così siamo arrivati ad un nuovo olocausto e in calce troveremo la firma di sempre. La firma di quella parte di Europa che nella storia ha segnato in modo indissolubile la propria presenza.

Certo non è corretto generalizzare: non si tratta di popoli, di etnie ma di culture, di modi di pensare. Quegli stessi modi di pensare che si fanno convinti che muri o filo spinato possano essere la risposta alla disperazione e possano prendere il posto alla pietà.

Una cultura terribilmente egoista e ignobile alimentata da un tornaconto economico e presidiata da burocrati amorali.
“Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo” dicono i socialisti francesi ma non possiamo ignorarla perché la miseria ci prenderà alla gola e chiederà conto del nostro benessere.

Ora, dobbiamo dirlo, dopo anni di crisi profonda e con una prospettiva davanti di crisi ancora più dure (aspettiamo l’esplosione della “bomba nucleare” dei derivati) viene difficile essere generosi. La generosità non è più una condizione dello spirito.

Quello che sta accadendo è il frutto della cecità politica e strategica che ha lasciato manciate di curdi opporsi alle bestie dell’Isis, alla cui strategia efficace e cinica l’occidente ha risposto fino ad oggi con la sola viltà.

La Siria, l’Iraq sono diventati terra dove non si può più vivere: ora è necessario affrontare e sconfiggere il fanatismo islamico ed è necessario farlo sul terreno per restituire una patria a quei milioni di profughi che altrimenti si metterenno in viaggio senza alcuna speranza.

Il combinato disposto di teutonici e burocrati, che evidenzia la totale assenza di una classe dirigente indegna di questo nome in una Europa acida e maligna a trazione tedesca, ha la sola prospettiva di un disastro umanitario che a breve diventerà rivolta dei poveri contro i ricchi: ricchi che tali non si sentono.

La catastrofe è alle porte ma c’è chi ancora conta gli ombrelloni e si occupa degli orari di apertura dei locali notturni.

È incredibile!

Ora ci siamo accorti dei “migranti”, nuova definizione che li distingue dai profughi, come se ci fosse differenza tra chi muore di fame e chi muore di guerra.

Siamo ancora nel pieno delirio post coloniale che ci porta a definire di razza inferiore un uomo che risale dal sud del Mediterraneo. Qualcosa che va oltre il razzismo, qualcosa di più infido è disgustoso: lo stesso virus che ha portato nella storia uomini a trucidare altri uomini qualcosa che può essere chiamata con un solo nome, Olocausto.

La sola Tunisia ospita un numero di profughi superiore a quello che ha invaso la ricca opulenta Europa.

Europa nella quale non mi riconosco, come non mi riconosco più nel mio paese. Non sarò mai complice di questa nefandezza e non potranno mai contare sul mio silenzio o sul fatto che io guardi altrove.

Ora, è necessario capire che il nemico non è il migrante bensì l’Isis che va affrontato ora e per sempre.