muto

Non sento più niente.
Sordo ai sussurri gentili che non vedo.
Come voci appoggiate sul mio Ego.
Sordo alle urla graffianti fra i denti
Labiale atono e sudato tirato ai quattro venti
Sbattono le labbra dando voce a questo nostro tempo.
Labbra cucite con il filo spinato della solita menzogna quotidiana.
Tappate, chiuse, fasciate, dipinte, finte adatte al rutto
Il brutto di un sorriso trasfigurato in uno sbadiglio
Ghigno senza posa e senza voce.
Non sento più niente; non c’è più niente da sentire.
Sordo, in attesa della meraviglia della prima parola e dell’abisso dell’ultima.
In attesa del suono degli archi poggiati sui volti
Che gli uomini chiamano labbra… Forse domani.