bill de blasio

Di Monica Gasbarri – Vi ricordate la trionfale vittoria di Bill De Blasio? New York tornava a sinistra dopo anni di sindaci repubblicani (o presunti tali) e riscopriva il valore dell’ideologia, liberal almeno in campagna elettorale, innamorandosi di nuovo delle promesse elettorali di un democratico (più progressista del solito).

Erano vent’anni che New York non aveva un sindaco dem: dopo il periodo della zero tolerance di Giuliani, si era passati alla gestione imprenditoriale di Bloomberg (repubblicano solo per definizione) che aveva saputo gestire la rinascita della Grande Mela dopo la ferita aperta dell’11 settembre.

Dopo ogni tragedia si torna però alla normalità e la vittoria di De Blasio, conquistata in rimonta già dalle primarie, con una campagna che puntava sulla sua diversità, sembrava aver riportato la città a una rappresentanza che rispecchiasse la sua reale identità: quella liberal appunto.

Alla lunga – o alla corta visto che i conti si fanno già dopo appena due mesi e mezzo dall’insediamento – però, New York si è riscoperta meno sognatrice di quanto pensasse e la politica di De Blasio inizia a sembrare troppo radicale, troppo progressive per New York: c’è chi lo accusa di sandinismo, di comunismo, persino.

Intanto il consenso, passa dal 73% al 39%. L’apprezzamento si dimezza e i cittadini non apprezzano alcune delle scelte del sindaco, che, frutto probabilmente dell’ideologia, hanno finito per intaccarne la credibilità.

Una su tutte? La gestione dell’emergenza neve. Ora, parliamoci chiaro, di certo le emergenze meteorologiche non sono imputabili alla responsabilità di un sindaco, ma il modo in cui vengono affrontate ha spesso risvolti decisivi a livello politico. In molti a De Blasio hanno contestato una impostazione ideologica nella gestione dell’emergenza e la decisione di far partire la pulizia delle strade dalle periferie ha finito per ritorcersi contro il primo cittadino.

Certo anche noi conosciamo il potere “distruttivo” delle emergenze neve: due sindaci, rispettivamente di Milano e Roma, sono scivolati pesantemente proprio a causa di siffatti fenomeni atmosferici… Ma il paragone con l’Italia è quanto mai lontano.

Il punto reale, in fin dei conti sembra essere solo uno: anche l’ideologia si deve scontrare con la politica reale e quando si fanno i conti con la gestione delle amministrazioni locali, le buone intenzioni e i principi non contano più di tanto. Alla fine della giornata, non importa quanto sei cool o multiculturale, quello che importa, dal Bronx all’Upper East Side è se la città si paralizza, perché se Manhattan si ferma, si blocca anche la periferia.

Questa storia ci ricorda un altro affascinante politico dalle grandi promesse che rischia di scivolare sulla neve, anche se potrebbe essere quella sciolta dalla primavera che avanza. Vi dicono niente il grande consenso di popolo (il suo per lo meno, visto che finora l’unico confronto elettorale è stato quello delle primarie) e il fascino sornione di chi sa fare grandi promesse? In questo caso la sua famiglia ha giocato un ruolo meno centrale visto che Agnese sembra essere meno “interessante” – non se ne voglia la nostra first lady – di Chirlane McCray, eppure la parabola del gradimento potrebbe affrontare la stessa curva nel momento in cui Renzi si dovesse confrontare con la sua neve personale – che potrebbe essere, non abbiamo dubbi, l’abbassamento del cuneo fiscale, o una qualsiasi delle riforme che ha sventolato in tempi record (e con slide discutibili) dal palco della sua ultima conferenza stampa.

Stia attento Renzi, insomma che la maledizione americana non si ripercuota anche su di lui, che dello stile “americano” è un grande fan.

Fonte: Data24News