Operazione simpatia: Romney ha parlato della sua famiglia, della sua infanzia, del suo esordio come imprenditore. Un racconto che voleva evocare “la casa della prateria” ma è sembrata più la Famiglia Addams.

Il candidato repubblicano ha una brutta faccia: è l’icona della arroganza e del cinismo. Complessivamente la convention è apparsa stanca, pesante, scontata e vecchia nel linguaggio e nella rappresentazione.

Attacchi e promesse: uno schema senza dubbi tutto proiettato al futuro, tutto oltre la crisi impastato di un patriottismo di maniera.

Ha promesso di raggiungere il pareggio di bilancio, di non aumentare le tasse, di non tagliare la spesa militare, di pareggiare il disavanzo energetico e, udite udite, 12 milioni di posti di lavoro: ben 11 milioni in più di quelli promessi da Berlusconi quasi vent’anni fa

Ha contrapposto la propensione di Obama verso la tutela dell’ambiente con la tutela delle famiglie: “Obama vuole salvare il mondo, io aiuterò le famiglie americane”.

Un passo indietro nel dibattito politico nella consapevolezza collettiva del paese che è all’origine della crisi che da un lustro sta piegando il mondo.

Non credo che, con questi presupposti, Romney possa vincere le Presidenziali americane e sicuramente la sua vittoria sarebbe un passo indietro per tutto il mondo. Mi auguro che perda e lo faccia male e con la sua bocciatura sia bocciato il metodo fatto di promesse e accuse che in Italia conosciamo bene e ci ha portato nella situazione che tutti viviamo di disamore verso politica e istituzioni.