Nella prima puntata di “Bersaglio Mobile” abbiamo assistito ad un vero e proprio processo mediatico a Valter Lavitola. E ci puo’ anche stare in un Paese in cui tutti i processi, a cominciare da quelli che si celebrano nelle aule di tribunale, sono sempre mediatici. Anche perche’, sono gli stessi magistrati, in molti casi, ad utilizzare i media come cassa di risonanza delle proprie inchieste.

Al di la’ dello scoop di Mentana, e’ indubbio che nella sua trasmissione si sia celebrato un processo in piena regola con tanto di giudici e pubblici ministeri. E alla fine e’ stato inevitabile che chiunque avesse visto il programma, finisse per pronunciare la propria sentenza. Non ricordo altre occasioni in cui un latitante abbia affrontato i propri accusatori come ha fatto Lavitola. Non sorprende, pertanto, che su un totale di 300 telespettatori che ho intervistato, il 30% abbia assolto Lavitola con formula piena e il 25% con formula dubitativa. E che solo il 25% lo abbia condannato, mentre il rimanente 20% del campione non si sia espresso o non abbia risposto, giudicando gli elementi di valutazione insufficienti.

In altre parole, nella trasmissione su Lavitola ha vinto Lavitola. Forse perche’ i vari Marco Travaglio, Marco Lillo, Carlo Bonini e Corrado Formigli non sono stati abbastanza bravi o non erano sufficientemente preparati? Non saprei. Di certo, Lavitola e’ riuscito nello scopo dichiarato di dare di se’ un’immagine migliore di quella che aveva, agli occhi dell’opinione pubblica, prima di andare in Tv. Unico neo di una prestazione perfetta, la parte relativa a Fini e alla vicenda della casa di Montecarlo: non e’ stato efficace ne’ capace di difendere le proprie posizioni come invece e’ riuscito a fare sugli altri argomenti che gli sono stati contestati.

E se alla fine della puntata di “Bersaglio Mobile”, qualcuno si e’ incazzato, sono stati probabilmente i giudici di Napoli. Perche’ Lavitola ha risposto a Mentana e non a loro.