Il narcisismo, come la nevrosi, può essere in certe condizioni una vera leva per il successo personale. Soprattutto in politica. Un politico non narcisista è una contraddizione in termini.

Matteo Renzi, però, è riuscito a portare questo concetto verso una esasperazione a tratti nauseante. Oggi, nel suo “show” di Bari con cui ha inaugurato la corsa verso la segreteria del Pd, si è messo nel centro del mirino. Una pedana alta e rotonda (il primo ad usarla fu Gianfranco Fini), ma non in mezzo alla gente. Piuttosto, al centro di tutto.

Ad un certo punto ho temuto che si mettesse in piedi sul tavolino centrale e urlasse la storica frase del Marchese del Grillo: “Io só io, e voi non siete un cazzo”. Ma cosa voleva comunicarci Renzi con questa rappresentazione?

La sua centralità il desiderio di avere gli occhi di tutti su di sé? Renzi ci vede come il suo specchio, oppure come devoti e plaudenti sudditi? Renzi non ha compagni o collaboratori, ma fan. È il figlio più puro del berlusconismo. E dovrebbe assumere Cruciani come suo portavoce. Entrambi sono figli di una generazione di “parlanti” così potenti da essere diventati sordi.

I contenuti del suo discorso? Le solite cose: battutine pensieri semplici al limite del banale. Ebbene sì, su Renzi mi sono sbagliato. Pensavo fosse un rivoluzionario, invece mi sono trovato di fronte un concorrente di X Factor.