Mia figlia Anna era in piazza il 14 Dicembre. Ha espresso il suo dissenso contro i violenti lasciando la piazza al primo agitarsi della folla. Ieri ha deciso di non partecipare alle manifestazioni. Ha detto che era inutile: “non ci ascoltano, non serve a niente. In tanti finiranno per bruciare macchine e sfasciare vetrine e a me non sta bene“.

Ovviamente era innaturale che io insistessi, però le ho paventato la possibilità che la manifestazione di ieri potesse non finire come quella del 14. Le ho paventato anche la possibilità che i ragazzi potessero trovare forme espressive di protesta creative e pacifiche e persino la possibilità che qualcuno potesse ascoltarli. A Roma ieri uno sciame di cortei e manifestazioni è stato capace di girare intorno alla zona rossa, evitando con saggezza provocazioni e scontri diretti. Ieri i ragazzi hanno danzato il Waka Waka, hanno regalato fiori ai poliziotti, hanno manifestato pacificamente. Ieri i ragazzi hanno avuto la possibilità di essere ascoltati dalla più alta carica dello Stato. Certo, il decreto Gelmini oggi verrà approvato, ma qualcosa è cambiato.

Questi ragazzi hanno trovato la via dell’evoluzione, hanno canalizzato la loro rabbia verso la cretività e la pacifica manifestazione del dissenso.

Bene, mia figlia ha perso un’occasione, ma è tanto giovane e ne avrà sicuramente tante altre.