nizza strage - luigi crespiNizza il 14 luglio viene colpita da un attentato devastante per modalità ed effetti: è la strage dei bambini. Le immagini che ci vengono consegnate dalla rete non le dimenticheremo facilmente.
Le persone colpite sono le stesse che con il naso all’insù avevano appena finito di guardare lo spettacolo pirotecnico che aveva illuminato il pezzo di Costa Azzurra che più si specchia nell’Italia.

Il dolore viene messo in scena e racconta le storie disperate di persone uccise senza alcun senso, eroi e vittime che animano i nostri sentimenti, li agitano, li segnano.

La pietà per la tragedia ci lascia sgomenti.

Condoglianze e dichiarazioni di volti conosciuti si susseguono in un rito noto e angosciante.
Allora perché lasciare i parenti vagare per gli ospedali alla ricerca di una speranza, di un volto o di qualche cosa da riportarsi a casa?

Come è possibile che a distanza di 4 giorni ci sia ancora chi non sa se il suo caro è morto o ferito? Come è possibile che tanta vile arroganza possa essere contenuto in una qualche procedura burocratica? Come si può esprimere un dispezzo cosi forte e un distacco cosí indegno?

Non mi soffermo sulla superficialità di chi non fa bene il suo mestiere, ma francamete il calvario dei parenti è qualcosa che abbiamo il potere di evitare perché altrimenti è un modo per uccidere due volte le vittime.

L’atteggiamento delle istituzioni da una parte e la linea editoriale degli organi di stampa dall’altra, è un’altra cosa di cui vergognarsi.

Non si rispettano le vittime innocenti ma si celebrano prima della rimozione.