Cento anni fa le truppe austroungariche sfondarono a Caporetto scrivendo una pagina sanguinosa e dolorosa della storia del nostro paese.
Caporetto rappresenta uno degli elementi archetipici della nostra identità nazionale.
Una sconfitta militare che ha il suo principale responsabile nel generale Luigi Cadorna, che con i suoi ufficiali ha inanellato una sequenza incredibili di errori militari che costarono la vita a migliaia di soldati, oltre ad avere vilmente scaricato la responsabilità sulla presunta viltà delle truppe.
Gli stessi soldati che in capo a due mesi riuscirono a fermare gli austroungarici sul Piave e a ribaltare le sorti della guerra.

Il generale Cadorna dovrebbe essere marchiato con il simbolo dell’infamia e dell’incompetenza,
invece gli dedichiamo piazze e vie ed è un protagonista delle nostre città.

Un nome familiare che troviamo nei libri di storia dei nostri ragazzi a cui viene consegnata una verità storica che è un offesa per i caduti di Caporetto.

La grande guerra è stata una macelleria inaudita quasi 10 milioni di soldati trucidati sui campi di battaglia e un’intera “generazione perduta” perché chi è riuscito a tornare a casa difficilmente ha ritrovato la vita che aveva lasciato.

Nel 2011 la commissione alla toponomastica di Udine ha cambiato il nome della piazza dedicata a Cadorna, in “piazzale Unità d’Italia”, poiché nel corso degli anni è emerso, come fatto storico e conclamato il suo disprezzo per la vita dei soldati italiani impiegati al fronte.
A Milano invece piazza Cadorna resta una delle piazze principali della città. 

Oggi è il centenario di Caporetto. Giorno in cui in migliaia hanno perso la vita. A quei soldati che sul Monte Grappa e sul Piave hanno saputo trovare il riscatto di un intero paese deve andare il nostro ricordo riconoscente, sperando che il nome di Cadorna sia sostituito dai nomi della terza armata schierata sui gradoni del “Redipuglia”