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06 lug. – Se si fa, se si fa davvero, sarà la più grande novità politica dei prossimi anni. Creare un Partito del Sud, questa è l’idea, sull’ esempio della Lega Nord ma con motivazioni e obiettivi politici geograficamente opposti.  


Dalle elezioni in poi se ne è discusso in modo sempre più accalorato, visti i successi del partito di Bossi e vista la “rivoluzione” siciliana: l’isola che fu di Cuffaro è diventata con Lombardo la prestigiosa roccaforte dell’ MPA, ovvero del Movimento per l’ Autonomia. Ora il governatore della Trinacria esce vincitore anche dalla crisi regionale da lui stesso provocata, e in accordo con gli uomini di Gianfranco Miccichè (PDL) si permette il lusso di lasciare fuori dalla nuova giunta tutto l’Udc.
Dove vogliono arrivare questi due? C’è chi dice che siano già arrivati, e non andranno oltre: dietro la stretta di mano fra Lombardo e Berlusconi, che ha sbloccato l’empasse politico, e anche quello finanziario (ora i FAS, i fondi europei riprendono la via del Mezzogiorno…), c’è la promessa di lasciar perdere il Partito del Sud? Lombardo nega: abbandonerà la guida dell’ MPA, ma non il nuovo progetto.
Resta, in ogni caso, sul tappeto la questione politica: il Partito del Sud ha gambe per camminare, oppure no? Affaritaliani.it ne ha parlato con Luigi Crespi. Il notissimo spin-doctor, sondaggista e analista politico (fu lui a inventare il “Contratto con gli italiani” di Berlusconi) è l’uomo che da tempo studia le potenzialità del progetto, e che ci crede…
Il Partito del Sud? Ne ha, ne ha di gambe per camminare… Lo stesso Berlusconi, se vuol badare ai suoi interessi, ha bisogno di un riequilibrio nel suo messaggio politico rispetto alla presenza esorbitante e vincente della Lega. Il Partito del Sud non solo corrisponderebbe a un bisogno reale che l’elettorato ha espresso, ma risponderebbe anche a una necessità politica dello stesso Pdl. Ma sono necessità che da Arcore, cioè dal profondo Nord, si fanno fatica a vedere. Ora però arrivano i soldi: il CIPE ha stanziato 300 milioni di euro per Termini Imprese e Pomigliano.
Se arrivano i soldi la voglia di PARTITO DEL SUD si ferma? “Io vedo che la forza e la pressione fatta da Miccichè al CIPE e da Lombardo in Sicilia ha dato i suoi frutti, ma credo che l’opzione del PARTITO DEL SUD sia un’opzione strutturale, cioè un fatto che non dipende dalle lune di Lombardo o dai capricci di Miccichè: è un’esigenza politica. Così come è stato dimostrato politicamente che la Lega Nord ha una sua funzione culturale, territoriale importante…non si capisce perché il Sud non dovrebbe avere una sua rappresentanza specifica di tipo territoriale. E non capisco perché Berlusconi non dovrebbe favorire la nascita di un soggetto politico che non farebbe altro che aumentare i voti della sua coalizione”.
Ma Berlusconi è il capo del più grande partito nazionale, se nasce un altro partito territoriale… ruba voti al PDL, no? “No. Recupera alla coalizione di Centrodestra i voti che al Sud il Pdl ha già perso. Berlusconi ha perso milioni di voti al Sud. Li ha persi, in parte, proprio per il peso della Lega che ha spostato verso Nord l’asse della coalizione. Si badi: io non vedo Lega e Pdl come soggetti separati, ma come un unico corpo. Quindi è anche vero che i successi elettorali della Lega hanno riportato in equilibrio la vittoria di coalizione. Ma se i soggetti sono solo due: un partito nazionale e un partito territoriale del Nord, è evidentemente che il Sud, che rimane senza rappresentanza territoriale, va in difficoltà. Del resto non si capisce perché facciano il federalismo nele istituzioni e non debbano federarsi nella politica. Se il modello federale funziona per lo Stato non si capisce perché non debba funzionare della politica”.
La Lega infatti non è mai stata contraria all’ idea di un Partito del Sud, anzi ha tentato più volte di sbarcare essa stessa a mezzogiorno ed e si è alleata dell’ MPA di Lombardo… Ma chi la Lega non la ama pensa: vogliono il Partito del Sud per spaccare definitivamente l’ Italia, per dimostrare che Nord e Sud sono due mondi diversi da tenere il più possibile distanti… “Se mia nonna aveva le ruote era una cariola… Io mi occupo di leggere i fatti: il Partito del Sud non spacca il Paese, ma lo tiene insieme. Mi spiego: sul tavolo delle emergenze politiche abbiamo avuto per mesi il tema di Malpensa, e va bene. Però ora c’è anche il tema di Termini Imerese, e adesso si interviene lì, ci si mettono delle risorse economiche che servono e si investe su un progetto di soluzione del problema. Ma perché la discussione su Termini Imerese si è imposta all’attenzione di tutti? Ad esempio perché al CIPE c’è un presidente che si chiama Miccichè, cioè un uomo del Sud. Se ci fosse stato presidente Cota, il presidente della Lega Piemùnt, probabilmente la questione di Termini Imerese non sarebbe emersa, non con questa forza… Cioè, non dobbiamo essere ipocriti: il legame dei politici con il proprio territorio è una cosa sana, è una cosa giusta. Il legame anche elettorale fra chi vota e chi abita un’area e la conosce bene, è una cosa altamente democratica. Io credo che un Partito del Sud sia una grande opportunità democratica per l’ Italia. L’ unità nazionale la si ricostruisce nella somma di differenze locali. E non è che se noi decidessimo di avere solo grandi partiti nazionali il Paese tornerebbe ad essere unito. Il Paese è di fatto separato, e non per problemi culturali o linguistici: per problemi economici. Quindi se nasce una struttura politica che avvicina l’economia del sud al Governo nazionale, beh…. Questo è un contributo all’ unità, non alla divisione. E soprattutto è un contributo all’uguaglianza, che è un diritto costituzionale. Tutti dobbiamo essere uguali, e avere uguali opportunità: questo fa “unità”.
Invece oggi se ti amnmali a Reggio Calabria o a Catania hai meno possibilità di sopravvivere che se ti ammali a Milano. Lombardo può essere il leader di questo Partito del Sud? “Lombardo è sicuramente un grande amministratore e lo sta dimostrando in Sicilia, ma un leader che deve lanciare una sfida di livello nazionale, pur partendo dal territorio, ha bisogno di altri requisiti. Intendiamoci: è uno dei protagonisti, un fondatore, un promulgatore, uno dei motori di questa idea. Ma è troppo siciliano, non prenderebbe un voto in Puglia, a Napoli, a Cosenza. E, purtroppo le elezioni europee dimostrano che quello che dico non è campato in aria. Insomma, lui può arrivare ad avere anche il 40% in Sicilia, ma il suo problema non è vincere in Sicilia dove è già leader, ma vincere fuori dalla Sicilia.
Miccichè? “Miccichè è un uomo di comunicazione, nato professionalmente a Milano, dove ha fatto il pubblicitario per tanti anni… Non a caso In ha dimostrato di avere una capacità di marketing politico geniale quando fece il famoso 61 a 0, per il centrodestra, in Sicilia, all’epoca del maggioritario. Se ne ha voglia potrebbe, potrebbe avere le caratteristiche adatte all’ impresa. Però si deve mettere a dieta…”.
Altri nomi? “La Carfagna, ad esempio, o Scopelliti o la Polibortone in Puglia… Ma poi ci vogliono calabresi, molisani, sardi, insomma tutte le aree regionali… la dimensione non può essere solo siciliana, questo è il primo punto ovvio e imprescindibile”.
Lombardo ha lanciato l’invito anche a Bassolino e Loiero… “No, no… Ma che meriti avrebbero Bassolino e Loiero da presentare al nuovo partito? La battaglia durissima fatta da Lombardo e Miccichè ha portato al Sud dei risultati politici rispettabili e concreti, non ultima queste decisioni su Termini Imerese e sui Fondi europei… Bassolino che ha fatto? Portare Bassolino nel proprio schieramento politico significherebbe innanzitutto fare un favore al Partito Democratico, che se ne libererebbe, e poi legarsi al protagonista del più grande affossamento mediatico del Sud, uno dei responsabili di una delle più grandi tragedie d’immagine del Sud. Questo in base a quali affinita? A quali assonanze ideologiche? A quale progetto politico? A quale interesse del Sud? Francamente, se davvero qualcuno ha avuto seriamente questa idea è qualcuno che ha bisogno di qualche cura medica… Bassolino e Loiero? Sì, e allora mettici anche Totò Riina e il bandito Giuliano…”.
Però se tutto si riduce al solo centrodestra del Sud, che c’è di sconvolgente, che c’è di rivoluzionario, che c’è di nuovo? “Io credo che il Centrodestra oggi in Italia, piaccia o non piaccia, rappresenti oramai tutte le parti in commedia. Tutte le novità più interessanti, da un punto di vista politico, le troviamo lì. C’è il governo e c’è l’opposizione al governo, perché l’opposizione vera è contenuta lì dentro, non fuori. Io credo che il PDL di oggi è il fulcro, il bacino, da cui nascerà la politica di domani. Non credo che il Partito Democratico abbia più o avrà in futuro questo tipo di capacità. Il PD si è costruito una sua marginalità sia di territorio che ideologica e politica. Lo vediamo in quel che sta accadendo per il Congresso, che non è – come deve accadere per un congresso – una occasione di rilancio del partito, ma invece una ennesima occasione per linciarsi reciprocamente, per ferirsi, per preparare delle vendette. Io credo che nel PD stiano progressivamente perdendo il contatto con la realtà del Paese, e soprattutto con quella varietà di stimoli che un Partito-sistema deve portare al proprio interno. Il PDL invece, e attenzione: al netto di Berlusconi, cioè anche al di là di Berlusconi, è candidato a diventare il Country-party di questo Paese”.
Ma anche Berlusconi qualche problema di comunicazione e di immagine ce l’ha ultimamente, le pare? “Problemoni! Berlusconi da un punto di vista mediatico si è fatto carico dei più grandi errori di gestione della sua crisi che un politico possa mettere in campo. L’uscita da Vespa a Porta a Porta, l’ uscita su Chi di Alfonso Signorini. Doveva fare altro, e doveva farlo meglio. Qui sono assolutamente d’accordo con Giuliano Ferrara… Aggiungo solo che non riconosco più il Berlusconi che un tempo mi insegnò tante cose, proprio sul rapporto con i media… Però, intanto, il Centrodestra che lui ha costruito, cioè l’alleanza di governo, ha dimostrato di essere qualcosa che va oltre la persona di Silvio Berlusconi, anche oltre la sua stessa volontà. Ora è davvero un partito radicato, ben piantato sul territorio, è un partito che ha intercettato l’idea stessa di un Paese… e questo Paese sempre più vi si riconosce, dentro il PDL, dentro la Lega e dentro l’autonomismo siciliano. Ma l’autonomismo siciliano non basta: il sistema si completerà costruendo un vero e proprio partito del Sud, di tutto il Sud”.
Al Nord, però, lombardi veneti e piemontesi ci hanno messo anni, anni di liti furibonde, prima di trovare un programma comune e mettersi tutti sotto il comando di Umberto Bossi… “E a mezzogiorno è forse anche peggio: un conto è Palermo, un conto è Salerno, un conto è Bari, un conto è il Salento, un conto è la Calabria, un conto è la Sicilia… Ma tutti hanno un disperato bisogno di ritrovare un orgoglio di sé, una dignità, una missione per il presente e per il futuro. Prendano ad esempio quello che si è fatto al Nord con il concetto di “Padania”, il Partito del Sud deve dare forza a un concetto simile, a quello che Bossi chiama “l’idem sentire”. Bene, l’idem sentire del Sud è che tutti si sentono degli sfigati, in fondo. La cosa ha radici storiche profonde, non è una fesseria: sono stati massacrati dalla storia i popoli del Sud, tutti quanti. In questo sentimento collettivo, però, è racchiusa una forza grande, una potenzialità politica da sprigionare. Come la sprigioni? Abbandonando le vecchie tattiche, smettendola di mettere insieme nomi vecchi e vecchie sigle perché non è più così che si raccolgono i nuovi voti. Al Sud non devono avere fretta, ma devono fare le cose serie. E’ ora di partire, questo sì.! E partano pure dalla Sicilia, dall’autonomismo siciliano, è la cosa più logica. Ma se la cosa resta chiusa in Sicilia diventa un disastro”.
(Golfari per Affaritaliani)