matteo renzi

Avremo una legge elettorale per la Camera e una per il Senato. Se, in qualche modo, la maggioranza di Governo attuale dovesse venir meno e ci trovassimo davanti all’ineludibile possibilità di andare a votare, due metodi diversi per due Camere diverse produrrebbero un effetto devastante, delirante, ai limiti della follia.

Ma Renzi alla Camera ha detto di aver messo in piedi un Governo che andrà avanti fino al 2018, e ha anche aggiunto che vuole una legge monocamerale e l’abolizione del Senato; quindi, Renzi è coerente con quello che ha detto alle Camere.

Il problema, semmai, è che dice troppe cose. Ma mettere a confronto il Renzi della Leopolda, o quello della campagna elettorale per le primarie, con il Renzi di Governo sarebbe forzatura che non corrisponde alla realtà.

Quindi, aspettiamo di sapere (e prima o poi accadrà) quello che lo stesso Renzi ha appena accennato nella sua prima intervista a Ballarò, quando alludeva al fatto che era dispiaciuto della modalità con cui era andato a sostituire Letta, quasi fosse stato obbligato.

Misteri.

Una delle questioni centrali è sicuramente legata all’intero comparto politico del nostro paese. Oggi centrodestra e centrosinistra sono solo la somma di sondaggi e non corrispondono a una reale offerta politica coerente.

Da una parte il centrosinistra è diviso dagli alleati con cui si era presentato alle elezioni, e, nel caso del Partito Democratico, lacerato anche al suo interno come si può vedere ogni giorno. Dall’altra il centrodestra, dopo le scissioni, è dilaniato da posizioni completamente diverse e apparentemente inconciliabili.

Quindi questo ci fa dire che, dopo il voto delle europee, dove non si confrontano le coalizioni, ma ognuno va per sé, sarà necessaria una riformattazione dell’intero sistema politico. Certo se qualcuno si aspettava che l’avvento di Renzi rappresentasse un cambiamento epocale, una Rivoluzione dolce, dovrà probabilmente aspettare il prossimo Renzi.