Trovo clamoroso che, dopo 3 anni di indagini e migliaia di ore di intercettazioni, proprio durante la fase di un dibattimento processuale si debba assistere alla strumentalizzazione di fatti e circostanze con un metodo che lascia molti molti dubbi. L’articolo di Paolo Biondani pubblicato dal L’Espresso mi lascia allibito, perche traccia uno scenario oscuro per fatti che, francamente, oscuri non sono. L’abbiamo già detto ripetutamente: non si possono prendere in considerazione porzioni parzialissime della realtà, ricamando su di esse fino a spingere il lettore verso scenari che con la realtà hanno davvero poco a che fare.

La deposizione che ha dato il via all’articolo di Biondani risale al 28 ottobre. E benché sia stata resa pubblica appena un giorno dopo dal sito di Radio Radicale – e dunque messa a disposizione da tutti – non ha avuto nessuna eco, non ha prodotto nessuna considerazione. Proprio come era scivolata nel silenzio la clamorosa deposizione di Giampiero Fiorani. E’ evidente che, poco meno di dieci anni fa, il sottoscritto ha compiuto alcuni errori. Ma non è questo il punto. Io non mi reputo neppure una vittima, ma sicuramente la rappresentazione del mio ruolo e delle mie azioni contenute in questo articolo, sono quantomeno parziali. E possono indurre chi legge a formularsi opinione sbagliate, non solo della mia persona, ma anche del mio modo di agire nella vita.

Alcune cose sono certe: io ho presentato una denuncia alla procura della repubblica nei confronti della Popolare di Lodi; io ho sempre dato tutte le spiegazioni che mi sono state chieste dai pubblici ministeri; nella fase istruttoria nessuna delle mie dichiarazioni è stata ritenuta falsa, perché ciò che ho dichiarato ha sempre trovato riscontro. Come è altrettanto vero che, al netto di tutte le chiacchiere, io non ho mai preso soldi in nero da chicchessia, tantomeno provenienti da fantomatiche banche svizzere. Ed è anche vero che non ho preparato “piattini” per nessuno, perché non è nel mio stile.  Detto questo, che mi premeva, rimane il fatto che la vicenda dell’Hdc non e mai stata affrontata seriamente da alcun media. E neppure in questo caso il giornalista in questione mi ha formulato alcuna domanda.

Di volta in volta e di tanto in tanto escono cose frammentarie, che probabilmente servono a colpire prima l’uno e poi l’altro, ma su questa vicenda nessuno ha mai fatto un adeguato approfondimento. Nessuno, per esempio, mi ha mai chiesto perché reputo di aver subito un torto, di essere stato leso nei miei diritti, di essere stato “messo nelle condizioni” (troppo spesso) di non avere alternative praticabili. Ma tutto questo appartiene al mio passato, con il quale sono disponibile a fare i conti. Speravo, sinceramente, che questi conti potessero finalmente essere fatti all’interno dell’ordinamento giuridico e non invece, come è accaduto, in sentenze sommarie e in giudizi superficiali che articoli come quello scritto da Paolo Biondani inducono a generare.

Farò causa a L’Espresso? Il mio avvocato sostiene che ne avrei diritto. Ma prima di farlo, mi sono imposto di parlare con chi ha scritto questo articolo. Perché chissà mai che questa volta non si riesca ad avere l’unico punto di vista su questa vicenda che nessuno ha mai chiesto. Cioe’ il mio.