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di David Parenzo – L’assedio a Silvio Berlusconi non sta dando i risultati sperati. Se si votasse oggi il Cav. vincerebbe ancora. Inchieste per mafia, Veronica e il divorzio, litigi tra ministri e manifestazioni di piazza, non riescono ad abbattere il Presidente del consiglio. E’questo il dato che emerge sfogliando le intenzioni di voto realizzate da Crespi Ricerche.

La situazione oramai la conosciamo da anni: più lo attaccano, più lui si rafforza. I ministri litigano tra loro sulla manovra economica e a pagarla cara è Giulio Tremonti che cala nella fiducia. Sarà perché la pressione fiscale è ai livelli di Padoa Schioppa, sarà perché il commercialista di Sondrio tiene serrati i cordoni della borsa e i ministri vanno in tivù a lamentarsi: fatto sta che il prode Giulio è l’uomo che nel Governo sta pagando il prezzo più alto.

L’Europa e i suoi parametri probabilmente lo incoroneranno “Re di Maastricht”, ma gli italiani – per ora – gli voltano le spalle.

Fini mette in discussione la leaderschip del Premier? Risultato: perde 3 punti nell’ultimo mese.

Va a gonfie vele il Ministro Brunetta, l’uomo che meglio di tutti riesce a dare voce e a incarnare le volontà  dell’elettorato del popolo della libertà. Il professore veneziano, ricorda la Forza Italia delle origini.

Il partito che si propose all’elettorato con parole d’ordine chiare come “riformiamo il Paese, tagliamo i lacci e lacciuoli  della burocrazia, rendiamo il cittadino padrone del proprio destino”.

L’idea lanciata ieri: “I compensi dei conduttori Rai nei titoli delle trasmissioni” è stata vissuta dall’establishment come la solita provocazione del ministro in gondoletta,  basta però farsi un rapido giro sui forum di internet o nei bar di Viale Mazzini per capire che il Paese la pensa come il ministro e non c’è alcuno scandalo, visto che parliamo di soldi pubblici e non di privati.

Il Pd, in tutto questo, cresce lentamente. La segreteria di Bersani porta il principale partito dell’opposizione vicina alla soglia del 30%. Non pervenuta invece l’estrema sinistra. Forse ha davvero ragione il grande Corrado Guzzanti: “Er Paese non è de destra né di sinistra: il Paese è de Berlusconi!”

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